Le concessioni balneari ancora fuori dalla direttiva Bolkestein fino alla fine del 2033, quando scadrà l’ultima proroga concessa dall’Italia (con la Manovra 2019 del primo governo Conte). È quanto deciso dal governo riguardo al Ddl Concorrenza. Intanto, entro sei mesi sarà avviato un monitoraggio che dovrà rendere pubblici e trasparenti i dati e le informazioni relative ai rapporti di concessione: dagli atti ai contratti ed a tutte le convenzioni che hanno affidato a privati l’utilizzo in via esclusiva dei beni pubblici.
Il censimento dovrà fare luce anche sulla natura e durata delle concessioni, sui rinnovi (di cui hanno beneficiato lo stesso concessionario, una società da questi controllata o un suo familiare diretto), sulla entità del canone e su “ogni altro dato utile a verificare” la permanenza della concessione in capo al medesimo soggetto e “la proficuità dell’utilizzo economico in una prospettiva di tutela e valorizzazione del bene nell’interesse pubblico”. Tutte queste informazioni confluiranno in una banca dati gestita dal Mef.
Si tratta di un compromesso scelto dal governo Draghi sul tema delle concessioni balneari, materia da sempre sottratte alla direttiva Bolkestein e quindi alla concorrenza che da tempo vede in prima linea i gestori degli stabilimenti balneari che rivendicano tutele a fronte di forti investimenti compiuti nelle strutture. Ma la questione è nel mirino anche dell’Unione europea e del Consiglio di stato la cui decisione sulla legge 145/2018 (che ha disposto la proroga al 2034) è attesa nelle prossime settimane.
Con il ddl concorrenza approvato dal consiglio dei ministri, il premier vuole prender tempo e tenersi fuori da un terreno minato soprattutto per la presa di posizione della Lega, notoriamente ostile all’applicazione della Bolkestein al settore.