Buona ripartenza ma aumento esponenziale dei costi di gestione delle aziende dell’hôtellerie. Questo, in estrema sintesi, il risultato dell’analisi 2022 del settore alberghiero al termine del consiglio direttivo di Confindustria Alberghi.
Da giugno scorso, il trend dell’anno è girato in positivo, “spinto soprattutto dal ritorno del turismo internazionale, che ha tenuto anche nei mesi autunnali benché non siano ancora raggiunto i livelli pre pandemia. La ripresa dei viaggiatori è evidente, l’Italia ha avuto anche maggior successo rispetto ad altri Paesi europei”, si legge nella nota dell’associazione.
Però, “sul fronte delle imprese l’aumento esponenziale dei costi, in primis quelli energetici, e poi anche l’inflazione a due cifre e ora l’aumento dei tassi che, con l’ulteriore mezzo punto di ieri, sta facendo schizzare in alto i costi dei mutui, rallenta il recupero delle imprese alberghiere rendendo più lungo e difficoltoso il percorso di recupero delle aziende”.
Confindustria Alberghi riconosce l’importanza del lavoro svolto finora dal governo, traccia il quadro generale e ribadisce le principali priorità tra cui il necessario riordino del Pnrr che “pur avendo colto le giuste direttrici di sviluppo, ha destinato risorse esigue al settore rispetto alle reali esigenze del comparto”.
Da qui la richiesta di procedere con urgenza a una “rimodulazione delle risorse che tenga conto delle esigenze e della capacità di fare delle imprese alberghiere già dimostrata nei primi due bandi del Pnrr”.
«Il 2022 lo ricorderemo certamente come l’anno della ripartenza, ma è al 2023 che affidiamo le attese per una vera e propria uscita dalla crisi che metta in sicurezza le imprese», dichiara Maria Carmela Colaiacovo, presidente di Confindustria Alberghi.