«Finché eravamo solo noi a dire che il nostro è il settore più danneggiato dall’emergenza coronavirus, il primo a chiudere e l’ultimo a ripartire, molti avrebbero potuto pensare che fosse un’esagerazione corporativa. Ma oggi abbiamo la sconvolgente conferma dei dati: per il turismo siamo perfino oltre la Caporetto». Nelle parole di Marco Michielli, presidente regionale di Confturismo e di Federalberghi Veneto, c’è tutta l’amarezza di una situazione pesantissima, con una proiezione dei fatturati giù del 73% nel solo comparto alberghiero.
La doccia fredda viene dai dati di Veneto Lavoro, diffusi dall’assessore regionale Elena Donazzan: 50mila posti di lavoro persi in due mesi da tutte le attività, 24mila dei quali nel solo settore del turismo. Insomma, siamo alla metà dei posti persi, quando il peso specifico del settore sull’economia complessiva del Veneto è tra il 15 e il 18%.
«È un dato talmente eclatante che, non lo nascondo, ha preso in contropiede perfino me, soprattutto se si considera nei prossimi mesi la quantità delle mancate assunzioni che già si stanno verificando per quanto riguarda i lavoratori stagionali – dichiara Michielli – Rischiamo che i prossimi bollettini di Veneto Lavoro rechino dei valori che dovrebbero non solo far riflettere, ma essere persino imbarazzanti per il governo».
Per quanto riguarda la Regione Veneto, aggiunge Michielli, «la preghiera è di riflettere su quelle che sono le priorità da darsi nell’ottica della tutela dell’occupazione e dei sostegni al mancato reddito nei confronti di tutti i nostri collaboratori, perché con le aziende chiuse e i conseguenti mancati incassi nessuno di noi è in grado di svolgere una qualsiasi forma di assistenza sociale sostituendosi a chi dovrebbe farsene carico».
«Una priorità va data al sistema del turismo – conclude – Il rischio è che l’anno prossimo molte aziende non possano riaprire disegnando uno scenario sconcertante per quanto riguarda i posti di lavoro e la ricchezza distrutta».