Conti in rosso nei cieli:
persi 93 miliardi di euro
Mentre Iata conteggia il calo della domanda (-72%) registrato a settembre dalle compagnie aeree, arriva una delle prime stime dei danni subiti dal comparto nei primi 9 mesi dell’anno a causa dell’emergenza da Covid-19. I grandi vettori – secondo un report di StocksApps.com – avrebbero perso 110 miliardi di dollari, pari a circa 93 miliardi di euro. E si tratta di un calcolo per difetto che non tiene conto delle perdite di centinaia di medio-piccole compagnie, ancora tutte da stimare.
Le massicce cancellazioni dei voli che da marzo ad oggi, messe in atto per contenere il virus, hanno portato a enormi cali dei ricavi e del movimento dei passeggeri con l’inevitabile prospettiva di bilanci in rosso e numerose bancarotte come mai accaduto nella recente storia del trasporto aereo mondiale.
Tra i vettori statunitensi, ad esempio, spiccano le perdite delle compagnie statunitensi che, da gennaio ad oggi, hanno fatto segnare mancati ricavi per 63,9 miliardi di dollari (pari a circa 55 miliardi di euro). In particolare, American Airlines – secondo vettore al mondo – ha registrato perdite per 21 miliardi di dollari (ovvero 18 miliardi di euro); più o meno allo stesso livello la situazione di United Airlines che, nei primi nove mesi dell’anno, ha registrato -22 miliardi di dollari (19 miliardi di euro). Gli analisti di Yahoo Finance hanno rivelato, da parte loro, che quest’ultima compagnia (quarta nel mondo per numero di passeggeri trasportati) ha assistito al calo più significativo della capitalizzazione di mercato tra i principali vettori Usa, con il valore complessivo delle azioni della società crollato del 57%; mentre Delta Air Lines, nei primi due trimestri dell’anno, ha registrato perdite per 12 miliardi di euro con entrate crollate dell’88%.
Non è andata meglio in Europa, con Lufthansa che ha stimato perdite per 4,8 miliardi di euro; situazione di crisi anche per Air France-Klm con perdite superiori ai 6 miliardi di euro. Mentre Iag, il gruppo anglospagnolo che raggruppa vettori del calibro di British Airways, Iberia e Vueling, nei primi nove mesi dell’anno ha subito perdite complessive per 5,5 miliardi di euro. E per la prima volta nella sua storia, Ryanair, che da marzo a giugno ha tenuto a terra la sua flotta, ha confermato che le perdite si attesteranno sui 200 milioni di euro. Anche Alitalia, già in difficoltà nel periodo pre-Covid, chiuderà l’anno in rosso con una stima di perdite per quasi 1 miliardo di euro.
Ma ciò che hanno rilevato gli analisti dell’Ocse, in un report del 15 ottobre scorso, e che preoccupa non poco gli operatori del settore, sono le prospettive di ripresa in continuo aggiornamento e conseguente allungamento dei tempi del rilancio: le limitazioni ai viaggi, il cambiamento del comportamento degli stessi passeggeri hanno determinato uno choc che ha messo in crisi le riserve di liquidità di tutte le aerolinee.
Ora l’intero settore si trova a fronteggiare due incertezze nel medio termine: la prima legata ai reali costi di gestione e manutenzione di tutte le misure igienico-sanitarie che si dovranno affrontare quotidianamente; la seconda dipendente da eventuali nuove regole di distanziamento fisico, imposte dall’Organizzazione mondiale della sanità e condivise dai governi, che potrebbero imporre una riduzione della capacità di carico passeggeri e quindi comprimere le perfomance. Due variabili che potrebbero rallentare molto la ripresa del comparto con la stessa Iata costretta ad alzare l’asticella temporale del pieno rilancio dell’aviazione commerciale, prevista ormai non prima del 2023.
Da qui la stessa Ocse giudica indispensabile un piano d’interventi pubblici, da parte di tutti i governi, per sostenere il trasporto aereo che vuol dire anche un implicito sostegno all’indotto ad esso legato, di grande importanza per le economie locali, coinvolgendo, primi fra tutti, i sistemi aeroportuali nel mondo.