Astoi non «si è sfilata» dal tavolo comune sul contratto di viaggo, la storia è un’altra. È questo il senso della precisazione inviata al nostro giornale, in seguito alle ultime dichiarazioni del presidente di Fiavet nazionale, Ivana Jelinic.
«Leggere – e non per la prima volta – che sia stata Astoi a “perdere l’occasione di dare un segnale univoco all’intera filiera del turismo organizzato” è paradossale, oltre che non veritiero. Avevamo comunicato per iscritto a Fiavet che ci sarebbe stata la nostra piena disponibilità ad avviare un tavolo che vedesse riunite tutte le sigle, ma così non è stato e certamente non per nostra volontà», afferma Flavia Franceschini, direttore dell’associazione dei t.o. che fa capo a Confindustria.
È lei stessa a ricostruire la vicenda. «Lo scorso giugno – ricorda – si presentò l’opportunità di svolgere un coordinamento sul contratto di viaggio tra tutte le associazioni di categoria del comparto, quindi Astoi, Aidit, Assoviaggi, Fto e Fiavet. La risposta di Astoi fu ampiamente positiva e valutammo auspicabile riunire tutte le sigle, proprio in quanto ritenemmo che questo fosse un segnale importante per testimoniare l’unitarietà del comparto e per fornire un servizio concreto a tutte le imprese aderenti alle varie sigle, pur mantenendo e riconoscendo le differenti specificità di tour operator e agenzie di viaggi. Infatti, in passato, il lavoro di stesura congiunta della proposta di compravendita fu condotto e firmato da tutte le sigle al momento esistenti».
Purtroppo, sottolinea Franceschini, «in tale occasione fu proprio Fiavet a volere escludere alcune associazioni di categoria, come Fto, adducendo motivazioni legate a problemi politici interni e insistendo nel voler limitare il tavolo ad Astoi, Fiavet e Assoviaggi, quindi solo a tre delle cinque associazioni di categoria».
Una condizione giudicata inammissibile nell’ottica di un tavolo comune.