Non più zone rosse o arancioni, ma un’unica zona protetta, che comprenderà tutta l’Italia. C’è questo nel nuovo decreto – in vigore da martedì 10 marzo – firmato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ha deciso di estendere le misure contro la diffusione del coronavirus oltre che in Lombardia e nelle altre 14 province italiane del nord, a tutto il territorio nazionale, con lo stop alle manifestazioni sportive, la chiusura delle scuole e delle università fino al 3 aprile e la conferma della modalità dell’autocertificazione per gli spostamenti.
«Siamo consapevoli di quanto sia difficile cambiare le nostre abitudini – ha dichiarato Conte in conferenza stampa – Sono abitudini che, ragionevolmente e con il tempo, alla luce delle nostre raccomandazioni potranno essere modificate. Stiamo avendo una crescita importante di contagi, ricoveri e e persone decedute. Le nostre abitudini quindi vanno cambiate ora e dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa per il bene dell’Italia. Lo dobbiamo fare subito e ci riusciremo solo se tutti collaboreremo e ci adatteremo subito a queste norme più stringenti».
Saranno da limitare fino al 3 aprile, in tutta la penisola e isole comprese, gli spostamenti, «a meno che non ci siano motivi di lavoro, di salute o comprovate necessità – ha proseguito il presidente del Consiglio – Aggiungiamo anche un divieto di assembramenti in locali aperti al pubblico. Abbiamo visto foto di movida e divertimento: non ci possiamo più permettere queste occasioni di aggregazione che diventano opportunità di contagio».
Secondo le prime informazioni dovrebbero essere garantiti i servizi pubblici (treni, autobus, metro e trasporti locali), così come i collegamenti aerei nazionali. Tutta da verificare, però, quale sarà la reale evoluzione del sistema dei trasporti italiano.
«Il futuro dell’Italia è nelle nostre mani, che devono essere responsabili. Abbiamo sentito anche i presidenti delle Regioni: tutti hanno condiviso l’estensione di un unico regime di disciplina sull’intera penisola», ha aggiunto Conte.