L’industria crocieristica è sotto esame e i passeggeri di tutto il mondo si stanno interrogando sul futuro e sui viaggi in nave. E questo a causa della situazione coronavirus, che tiene ancora la Diamond Princess in quarantena in Giappone, e anche di un’altra nave – la Westerdam della Holland America Line – a cui è stata negata la possibilità di far sbarcare i passeggeri sebbene non ci fossero casi a bordo e che adesso, dopo quattro dinieghi, può attraccare in Cambogia. In Asia sono tanti gli operatori ad aver cancellato le partenze nella regione.
Ma quello che si è perso di vista, causa psicosi da epidemia, è che le compagnie di crociera hanno adottato misure di sicurezza particolarmente elevate e protocolli avanzati.
Inoltre, il rischio di contrarre un virus a bordo è considerato «improbabile». Infatti, secondo quanto dichiarato alla Cnn da John Lynch, specializzato in malattie infettive e medicina di viaggio Facoltà di Medicina dell’Università di Washington «il rischio di contrarre il coronavirus su una nave da crociera è estremamente basso. La maggior parte dei contagi si concentra nella provincia cinese di Hubei, dove c’è un massiccio sforzo di contenimento per arginare la diffusione del virus».
L’esperto ricorda che, in tutto il mondo, tra centinaia di navi in circolazione, solo una è stata colpita dal virus. «Le compagnie di crociera stanno prestando molta attenzione alla provenienza dei passeggeri e stanno prendendo molto seriamente la minaccia – aggiunge Lynch – E mentre l’ambiente di una nave da crociera può essere vulnerabile alla diffusione delle infezioni, la probabilità di incontrare a bordo qualcuno che è stato esposto al nuovo coronavirus è molto bassa. Non esiterei a salire su una nave da crociera», conclude il medico.
Inoltre, ciascuna compagnia ha adottato misure precauzionali per garantire la sicurezza delle crociere e inoltre le 55 aderenti a Clia – per un totale di circa 280 navi oceaniche – hanno aderito, in alcuni casi aumentandoli ulteriormente, ai protocolli avanzati della Cruise Lines International Association, ovvero: “I membri Clia negano l’imbarco a tutti coloro che nei 14 giorni precedenti hanno viaggiato o sono anche solo transitati in un aeroporto cinese, Hong Kong o Macao. Inoltre, il divieto di salire a bordo sarà in vigore anche per chi, nei 14 giorni precedenti, ha avuto contatti stretti, abbia aiutato o medicato chiunque sia sospettato o a cui sia stato diagnosticato il virus, come anche a coloro che sono sotto monitoraggio medico per il rischio contagio. Verranno inoltre effettuati screening preventivi prima di ogni imbarco su ogni passeggero e membro dell’equipaggio”.
Queste misure in vigore dal 7 febbraio sono l’implementazione di quelle adottate già il 31 gennaio scorso.