Corridoi o patente vaccinale: il travel deve ripartire

by Redazione | 19 Gennaio 2021 10:34

Il duro parere negativo dell’Organizzazione mondiale della sanità[1] non frena l’apertura del dibattito in Europa sul passaporto vaccinale. Il tema è, infatti, all’ordine del giorno del Consiglio Ue di giovedì prossimo. «Discuteremo la praticabilità di un approccio comune alla certificazione e in quali circostanze questi certificati possano essere utilizzati», scrive il presidente Charles Michel nella sua lettera di invito ai capi di Stato e di governo europei per la videoconferenza di giorno 21.

Eppure l’Oms è stata chiara: “Vi sono ancora incognite critiche sull’efficacia della vaccinazione nel ridurre a trasmissione”, per questo una patente di viaggio basata sul requisito della vaccinazione non può essere introdotta.

L’alternativa valida resta quella dei cosiddetti corridoi turistici sicuri, come sottolinea il presidente di Assoviaggi Gianni Rebecchi: «In attesa che possano risolversi tutte le criticità sull’efficacia della vaccinazione nel ridurre la trasmissione del virus e che la disponibilità dei vaccini raggiunga un livello di elevata sicurezza – afferma – è fondamentale aprire corridoi turistici sicuri per far ripartire, e non solo a livello europeo, l’attività di incoming e outgoing turistico».

Per Rebecchi «bisogna correre presto ai ripari perché la crisi sanitaria e il lockdown hanno messo in ginocchio le imprese del settore: attivare corridoi sicuri e di libera circolazione delle persone, laddove vi siano le condizioni oggettive che lo permettono e applicando tutti i protocolli di sicurezza necessari con tamponi in partenza e al rientro. È una soluzione opportuna e necessaria, nel contempo utile per combattere i furbetti delle vacanze che aggirano controlli e restrizioni in vigore».

Nel frattempo, bisognerà proseguire nel dibattito sul certificato europeo di vaccinazione: «Decisione necessaria per programmare la ripartenza dell’intera filiera gravemente danneggiata dalla pandemia». Perché in caso contrario ci sarebbe «la débâcle definitiva dell’industria turistica».

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