by Fabrizio Condò | 15 Marzo 2023 7:00
«Le aziende del settore hospitality & leisure risentono ancora degli effetti delle trasformazioni a livello globale che si sono susseguite in questi anni post pandemia, oltre che del cambiamento del comportamento dei consumatori». Paolo Molteni, growth director, corporate, risk & broking di Wtw, analizza così l’esito della nuova ricerca di Wtw Global Leisure and Hospitality Risk Outlook 2023.
L’indagine è stata condotta negli ultimi mesi del 2022 tra più di 600 amministratori delegati e risk, operations o compliance manager presso aziende globali del settore con un fatturato superiore a 300 milioni di dollari.
I riverberi del Covid, insomma, si fanno ancora sentire sul settore che, in base a questo studio, è ben lungi dall’essersi ripreso: circa la metà delle aziende intervistate ha dichiarato, infatti, che gli affari non sono ancora tornati alla normalità.
Nel dettaglio: il 47% riscontra una carenza di competenze a seguito del fenomeno delle “grandi dimissioni”; il 46% sente il peso del passaggio alle attività da casa; il 46% è ora più concentrato sul miglioramento dei margini di profitto nei prossimi due anni che sulla crescita delle vendite; il 52% afferma che l’aumento della concorrenza è uno dei maggiori ostacoli al raggiungimento degli obiettivi strategici; il 70% sostiene che il passaggio accelerato al digitale è il più grande lascito a lungo termine del Covid.
Emerge inoltre che molti hotel, strutture sanitarie, locali e attrazioni turistiche, bar e discoteche, ristoranti e altre aziende del settore hospitality & leisure stanno gestendo i rischi e il trasferimento dei rischi con difficoltà.
Per il 44% degli intervistati negli ultimi due anni le perdite legate ai rischi sono state più alte o molto più alte del previsto; solo per il 28% i rischi che si trovano ad affrontare sono sotto il proprio controllo; quasi tre quarti afferma di non avere i dati o le conoscenze necessarie per affrontare i rischi; il 59% monitora la propria brand reputation e il 46% ritiene che sia necessario sottoscrivere una polizza contro il rischio reputazionale, fondamentale per il 22%; il 52% nota che la propria assicurazione copre solo i danni alle proprietà, ma non il costo dell’interruzione dell’attività; il 69% degli intervistati ritiene di non avere accesso alle giuste soluzioni assicurative e di trasferimento del rischio e il 56% non dispone degli strumenti e delle conoscenze giuste per la gestione dei rischi.
«Tra i rischi maggiori, quelli legati alla reputazione sono all’ordine del giorno per un settore che fa molto affidamento sul passaparola – sottolinea Molteni – Comprendere questo tipo di rischi e avere gli strumenti giusti per affrontarli può essere il primo passo per gestirli. Le maggiori opportunità per il settore sono da ricercarsi nella trasformazione digitale in atto: la chiave è imparare a sfruttarla a proprio vantaggio, creando una migliore customer experience e trovando il giusto equilibrio tra le esperienze dal vivo e online».
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