Così il Covid ha stravolto la mappa globale dei viaggi
Fine anno, tempo di bilanci, che servono anche a preparare le strategie per il futuro. Il report di ForwardKeys, società di analisi dati specializzata nel turismo, traccia le principali tendenze di viaggio del 2021, analizzando i dati sui viaggi aerei internazionali. Dal report, emerge un quadro della mobilità internazionale in ripresa rispetto al 2020, ma ancora fortemente influenzato dalla pandemia, e dalle restrizioni dei vari governi.
Molti però gli elementi che lasciano ben sperare per il futuro. Innanzitutto la forte tendenza verso i viaggi leisure che guida la ripresa.
Nella classifica delle 20 città più popolari, mentre Dubai rimane in cima alla lista (essendo una delle principali destinazioni per il turismo, nonché un importante hub), mentre Miami passa dal 18° al 5° posto, e Madrid dal 16° al 10°. New entry della lista sono Cancun (Messico) al 2°, Il Cairo (Egitto) al 9°, Punta Cana (Repubblica Dominicana) al 12°, San Juan (Porto Rico) al 13°, Lisbona al 14°, Atene al 15°, Città del Messico al 16°, Palma di Maiorca al 17° e Francoforte al 20°.
Le due città con crescita più alta, Cancún e Miami, sono entrambe le principali destinazioni leisure per i viaggiatori statunitensi, che quindi guidano la ripresa. Un numero così alto di new entry è dovuto al fatto che molte città, popolari nel pre-pandemia sono invece sono uscite dalla top 20, e molte di queste si trovano in Asia, tra le regioni a mondo che più hanno limitato gli spostamenti nel post- pandemia. Tra le città uscite dalla classifica troviamo Bangkok, Tokyo, Seoul, Singapore, Hong Kong, Taipei, Shanghai, e Osaka.
Continua infatti anche nel 2021 la paralisi del traffico aereo nell’Asia Pacifico, mentre America centrale, Caraibi e gran parte dell’Africa si sono dimostrati i più resilienti e attivi.
Da unì analisi dei viaggi internazionali suddivisa per regione, infatti, emerge che, nel complesso, i viaggi aerei internazionali hanno raggiunto più di un quarto dei livelli pre-pandemia (26%), mentre la regione Asia Pacifico ha raggiunto appena l’8%. L’Europa si attesta al 30%, Africa e Medio Oriente il 36% e le Americhe il 40%.
Diverse destinazioni del Medio Oriente hanno invece superato il benchmark del 60% del recupero rispetto al 2019, soprattutto nel secondo semestre. In particolare, i viaggi in Turchia hanno recuperato il 33% dei livelli pre-pandemia nel primo semestre e il 67% nel secondo semestre, mentre i viaggi in Egitto sono cresciuti dal 37% al 72%. E se è vero che Dubai ha mantenuto la sua posizione come destinazione principale tra le città, Doha l’ha superata in termini di volumi come hub di transito aereo.
I viaggi interni dominano la ripresa
Le restrizioni ai viaggi internazionali, hanno spinto gioco-forza i viaggi interni, soprattutto in Paesi geograficamente grandi come Brasile, Cina, Russia e Stati Uniti. In Cina, in particolare, i volumi dei viaggi interni sono tornati ai livelli pre-pandemia già a settembre 2020; tuttavia, sono diminuiti a gennaio e di nuovo ad agosto, a causa di una ripresa dei casi di Covid-19. In Brasile, Russia, Stati Uniti e Cina, i viaggi interni sono aumentati rispettivamente al 148%, 128%, 87% e 76% dei livelli pre-pandemia nella seconda metà del 2021, rispetto al 50%, 28%, 39% e 1% dei viaggi internazionali.
La mancanza di mobilità internazionale vede un riscontro anche in altri dati: nel 2019 il rapporto tra spostamenti intraregionali ed extraregionali è stato del 56% vs il 44%; ma nel 2021 era passato al 62% vs 38%. Anche il modello è cambiato, con una percentuale maggiore di persone in Europa e nelle Americhe che viaggiano a livello intraregionale piuttosto che a lungo raggio. Tendenza dovuta a diversi fattori tra cui l’effettiva chiusura dell’Asia e del Pacifico, l’aumento dei costi e la difficoltà di viaggiare a lungo raggio durante la pandemia
Le principali compagnie aeree europee perdono terreno
Vista la tendenza a favorire i viaggi interni rispetto a quelli internazionali, le compagnie aeree la cui attività era più orientata ai viaggi internazionali hanno sofferto più di quelle che si concentrano sui mercati internazionali. Lo dimostra un’analisi delle prime 20 compagnie aeree nel 2021 rispetto al 2019, che vede i principali vettori europei tutti scesi o fuori classifica; molti, sono stati sostituiti da compagnie aeree con importanti giri d’affari in Cina e negli Stati Uniti, che sono state meglio in grado di mantenere la capacità.
Ad esempio, Ryanair ed easyJet, i due maggiori vettori europei, sono scesi rispettivamente dalla 5° e 8° posizione, alla 7° e 16°. Lufthansa, British Airways ed Air France, i più grandi vettori storici d’Europa, sono usciti dalla lista dei primi 20, così come Emirates e Air Canada. Entrano invece in classifica sostituiti da Shenzhen Airlines, JetBlue, Spirit Airlines, Hainan Airlines e Xiamen Airlines.
Gli hub aeroportuali
Grandi cambiamenti anche nella classifica degli hub aeroportuali. Doha, come menzionato prima, ha superato Dubai diventando il principale hub aeroportuale del Medio Oriente, ma in Europa, è Amsterdam la regina degli aeroporti, avendo colmato il gap con Francoforte per i transiti intraeuropei e i collegamenti con il Nord America.
Prima della pandemia, la top ten degli aeroporti hub globali era guidata da Dubai con una quota di mercato del 7,7% sui collegamenti intercontinentali. Seguivano Francoforte, Amsterdam, Doha, Istanbul, Parigi, Hong Kong, Monaco, Londra e Abu Dhabi. Nel 2021 Amsterdam è in testa, con una quota dell’8,3% dei collegamenti aerei intercontinentali, seguita da Francoforte all’ 8,2%, Istanbul al 6,8%, Doha con il 6,7%, e Dubai con il 5,9%.
Le nuove varianti minacciano la ripresa
Un grafico che traccia la ripresa del trasporto aereo mostra una crescita relativamente costante dal primo trimestre del 2021 (che vedeva il 20% dei livelli del 2019) al quarto trimestre (quando era salito a oltre il 50%). Tuttavia, ci sono state due forti battute d’arresto: la prima è iniziata durante la settimana del 12 marzo, quando la variante Delta ha iniziato a diffondersi in tutto il mondo, facendo passare la crescita delle prenotazioni settimanali dal +11% a -10%. La seconda è iniziata invece nell’ultima settimana di ottobre, con l’aumento dei casi di Covid-19 dovuti alla nuova variante Omicron, che ha fatto scendere le prenotazioni dal 64% al 54% dei livelli del 2019.
Olivier Ponti, vp Insights di ForwardKeys, ha dichiarato: «Il 2021 è stato sicuramente un anno di ripresa dei viaggi; ma quella ripresa è stata accidentata e irregolare, con molte destinazioni dipendenti dal turismo che hanno compiuto sforzi coraggiosi per mantenere vivo il turismo leisure. È stato anche un tiro alla fune tra una forte domanda repressa di viaggiare da un lato e le restrizioni di viaggio imposte dai governi per inibire la diffusione di Covid-19 dall’altro».
Roberta Moncada: Sinologa ed esperta di turismo cinese. Ha vissuto diversi anni in Cina, per poi tornare in Italia, dove attualmente lavora per diversi Tour Operator come accompagnatrice turistica ed organizzatrice di tour ed attività enogastronomiche per turisti cinesi.
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