È partita la corsa del Digital Green Certificate di matrice europea – da alcuni già ribattezzato Covid Pass – che inizia a prendere forma con la presentazione di una proposta di legge ad hoc da parte della Commissione Ue. Il cosiddetto passaporto sanitario che, già entro l’estate, dovrebbe facilitare la circolazione libera e sicura dei cittadini in Europa durante la pandemia sarà digitale e dimostrerà che una persona è stata vaccinata contro il Covid-19, che è risultata negativa a un test/tampone o che, dopo aver contratto il virus, ha sviluppato gli anticorpi.
Dunque, è bene sottolinearlo, non sarà esclusivamente un passaporto vaccinale, facendo così cadere le accuse di essere strumento discriminatorio. Inoltre, essendo una misura temporanea, il suo impiego sarà sospeso quando l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) dichiarerà la fine dell’emergenza sanitaria internazionale.
Nel dettaglio, la Commissione ha presentato un vademecum che illustra le funzionalità del Pass, il quale sarà disponibile gratuitamente in formato elettronico o cartaceo e includerà un codice QR a garanzia di sicurezza, mentre la firma digitale ne testimonierà l’autenticità. Di fatto, sarà creato un portale per la verifica dei certificati prodotti dai singoli Stati membri, i quali saranno supportati nella loro elaborazione.
Nel dettaglio, il Green Pass coprirà tre tipi di certificati: di vaccinazione, di negatività ai test di screening (test Naat/Rt-Pcr o test rapido di rilevamento dell’antigene), di presenza di anticorpi sviluppati dopo aver contratto il Covid-19 e averlo sconfitto. I certificati saranno disponibili gratuitamente e nella lingua o nelle lingue ufficiali dello Stato membro di rilascio, nonché in inglese. Nessun dato personale dei titolari dei certificati, sarà trasmesso al portale né conservato dallo Stato membro che effettua la verifica.
Il Digital Green Certificate sarà valido in tutti gli Stati membri dell’Ue e aperto a Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera. Dovrebbe essere rilasciato ai cittadini dell’Unione e ai loro familiari, indipendentemente dalla loro nazionalità. Dovrebbe, inoltre, essere rilasciato ai cittadini di paesi terzi residenti nell’Ue e ai visitatori che hanno il diritto di recarsi in altri Stati membri.
Questa proposta dalla Commissione Ue, che dovrebbe passare al vaglio dell’Europarlamento già nelle prossime settimane, è scaturita da una situazione a dir poco caotica all’interno dell’Unione europea: fin dall’inizio del 2021 ai viaggiatori europei, infatti, è stato chiesto di produrre vari documenti come certificati medici, risultati di test o dichiarazioni. La mancanza di format comuni ha creato problemi ai (pochi) viaggiatori che si sono mossi all’interno del vecchio continente. Senza considerare la circolazione di documenti contraffatti e dunque fraudolenti.
Da qui la necessità di creare un modello standard condiviso dai 27 Stati membri. Vĕra Jourová, vicepresidente Valori e Trasparenza, ha spiegato che «il certificato verde digitale offre una soluzione a livello di Unione per garantire che i cittadini europei beneficino di uno strumento digitale armonizzato a sostegno della libera circolazione nell’Ue. Questo è un messaggio positivo a sostegno della ripresa. L’obiettivo è fornire uno strumento facile da usare, non discriminatorio e sicuro che rispetti pienamente la protezione dei dati».
Il Commissario per la giustizia Didier Reynders ha poi aggiunto: «Con il certificato verde digitale stiamo adottando un approccio comune in modo che i cittadini dell’Ue e i loro familiari possano viaggiare in sicurezza quest’estate e con il minor numero di restrizioni possibili. Questo ci aiuterà, non solo a ripristinare gradualmente la libera circolazione in Europa evitando la frammentazione, ma anche a influenzare gli standard globali dando un esempio al mondo».