A distanza di poco più di un anno dalla messa in liquidazione, arriva la soluzione più drastica per i dipendenti Air Italy: una bruttissima sorpresa a cavallo delle feste pasquali. La società ha infatti comunicato ai sindacati il licenziamento collettivo per 1.363 dipendenti, una scelta che coinvolge soprattutto le aree economiche e l’indotto (oltre alle famiglie dei lavoratori) nelle regioni Sardegna e Lombardia.
Furiosa la reazione dei sindacati che in una nota congiunta annunciano la manifestazione a Roma, sotto la sede del Mise per il prossimo 14 febbraio. Si fa sempre più preoccupante, quindi, lo stato del trasporto aereo italiano, con il caso Air Italy che si somma alla infinita crisi di Alitalia e alle chiusure di Norwegian Air e Ernest Airlines.
LE SCELTE DI AIR ITALY. Nella lettera alle sigle sindacali, ripresa dall’agenzia Adnkronos, Air Italy in liquidazione scrive di trovarsi “nella necessità di procedere a una riduzione collettiva di personale riguardante tutti i dipendenti a tempo indeterminato della Società, 1383 di cui 6 dirigenti, facenti capo alle sedi, uffici e basi, siti presso gli aeroporti di Olbia, Malpensa, Linate, Roma Fiumicino, Firenze e Napoli, al termine del periodo di integrazione salariale straordinaria”.
La scelta dei licenziamenti viene fatta “a causa della intervenuta definitiva cessazione di ogni e qualsivoglia attività svolta dalla società, della quale è già stata da tempo deliberata la messa in liquidazione”.
Lo scorso gennaio, al tavolo della Regione Sardegna sulla crisi Air Italy i sindacati avevano chiesto il mantenimento delle licenze e la proroga della cassa integrazione (che terminerà a giugno 2021) per tutti i circa 1.500 lavoratori, di cui oltre 600 sardi, che oltre al lavoro rischiano di perdere anche le certificazioni tecniche necessarie per poter essere reinseriti nei cicli produttivi.
UN ANNO DI TIRA E MOLLA. Le ragioni dell’esubero, sempre secondo Air Italy “sono l’intervenuta definitiva cessazione di ogni attività d’impresa svolta dalla società, in liquidazione sin dall’11 febbraio 2020, nonché l’imminente cessazione del periodo di fruizione del trattamento di cassa integrazione straordinaria, che scadrà il 30 giugno 2021”.
Dopo la messa in liquidazione dell’11 febbraio 2020, infatti, “con lettera del 27 febbraio 2020, inviata il 3 marzo 2020, Air Italy ha avviato una procedura di licenziamento collettivo riguardante tutti i dipendenti a tempo indeterminato, inclusi i dirigenti”. La procedura di licenziamento collettivo, sospesa per cinque mesi dai provvedimenti del governo Conte in seguito al diffondersi della pandemia da Covid-19 – si trasformava in un accordo sindacale “che prevedeva che al termine del periodo di fruizione del trattamento di integrazione salariale straordinario, nel frattempo reso disponibile per le aziende operanti nel settore del trasporto aereo, sarebbero stati intimati i licenziamenti di tutti i residui dipendenti” conclude la nota della società.
Nel corso di quest’anno, Air Italy oltre ad aver riconsegnato gli aeromobili della flotta e aver attuato la risoluzione di circa 110 contratti di lavoro, ha proceduto alla cessione di tutti gli asset (operazioni che si concluderanno sempre entro giungo 2021).
LA RIVOLTA DEI SINDACATI. “Non possiamo accettare che lo scempio prodotto dagli azionisti di Air Italy, a suo tempo da noi denunciato nell’indifferenza più totale delle istituzioni, venga pagato dai lavoratori”. Così le segreterie nazionali di Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti e Ugl Trasporto aereo rispondono alla decisione della compagnia aerea chiedendo un incontro al ministero dello Sviluppo Economico per “individuare soluzioni industriali atte a garantire un futuro ai lavoratori di Air Italy a sostegno della vertenza e per rappresentare direttamente al ministero la gravità e l’urgenza della situazione in cui versano i lavoratori”. Al contempo, quindi, le sigle dei lavoratori hanno indetto una manifestazione per il 14 aprile sempre presso il Mise.
“I liquidatori della compagnia si fermino immediatamente, blocchino i licenziamenti e convochino un incontro per attivare la cassa integrazione guadagni in deroga con causale Covid, strumento messo a disposizione dal welfare italiano per contenere gli effetti della crisi drammatica in atto nel Paese senza comportare oneri per l’azienda”, concludono i sindacati.