by Fabrizio Condò | 20 Novembre 2024 10:55
Come un capo d’abbigliamento qualsiasi che non fa più tendenza, il modello low cost rischia di passare di moda negli Stati Uniti. E il caso di Spirit Airlines è emblematico: in piena crisi, la sesta compagnia americana ha avviato la ristrutturazione del debito[1], preparandosi a presentare istanza di protezione dal fallimento.
L’ultra low cost – riferisce il Corriere della Sera – “non registra profitti dal 2019. Dal 2020 ha perso più di 2,2 miliardi di dollari (inclusi i 335 milioni di rosso nella prima metà di quest’anno) in un periodo in cui i vettori tradizionali — Delta Air Lines e United Airlines in primis — hanno fatto utili record“. Ma se anche la “collega” Frontier Airlines è in grande difficoltà, allora significa che il problema non riguarda i semplici vettori, ma il modello, che invece in Europa sembrerebbe ancora funzionare.
La crisi di Spirit arriva da lontano, figlia di anni di perdite, della fusione fallita con JetBlue e di quella mai iniziata con Frontier. Con oltre 9 miliardi di debiti sulle spalle, la compagnia ha comunque raggiunto un’intesa con i creditori e continua a operare. Nel primo trimestre 2025 dovrebbe verificarsi l’uscita dal cosiddetto Chapter 11, la legge fallimentare Usa.
E pensare che gli inizi promettevano una traiettoria ben diversa, con l’inizio di una nuova era per il mercato americano, diviso fra vettori tradizionali – American Airlines, Delta e United – e la principale low cost del mondo, Southwest. Le carte vincenti? Le tariffe più basse di qualsiasi altra compagnia e le rotte su aree turistiche, come la Florida.
Così, inevitabilmente, mentre Spirit sorrideva alla voce utili, la concorrenza è stata obbligata a muoversi sul fronte prezzi, dando vita a uno scontro senza esclusione di colpi proprio sulle rotte battute dall’ultra low cost, cominciando a erodere quote di mercato e guadagni. I nodi sono arrivati al pettino nel post Covid, quando le rivali hanno potuto spremere denaro dalle classi “premium” come la Business e dai voli intercontinentali, che Spirit non ha.
E se è vero che il 2024 è stato un anno record, con il 2% in più di passeggeri nel primo semestre, il biglietto ha registrato un abbassamento del 20%. Per questo Spirit è stata costretta a introdurre i servizi “premium” – scrive ancora il Corriere – “con 4 tariffe, a partire dalla più cara con la scelta del posto con maggior spazio per le gambe, imbarco prioritario, cibo a bordo e bagagli”.
A complicare la situazione anche la vicenda dei motori. La flotta di 200 Airbus A320neo è in gran parte bloccata dai difetti ai Pratt & Whitney: per questo il vettore deve lasciare mediamente a terra decine di velivoli per almeno 300 giorni.
Le difficoltà, però, non riguardano solo Spirit, ma l’intero segmento ultra low cost oltreoceano, complici la concorrenza delle grandi compagnie, l’aumento dei costi e l’inflazione. Ecco perché alcuni esperti sono convinti che l’era di questo modello di business sia in declino, favorito da quattro fattori. Innanzitutto, nota il Corriere della Sera, “l’eccesso di offerta sui mercati dove loro operano. L’anno scorso Spirit ha aumentato del 50% l’offerta nei suoi principali mercati (Fort Lauderdale, Las Vegas, Orlando), Frontier del 25%, Sun Country del 20%. Ma anche Delta, United e American hanno aggiunto voli in quegli stessi mercati”.
In base alle stime di Cirium, da agosto 2023 le tariffe sui voli interni sono calate del 4% rispetto al 2022. Quelle di dicembre 2023 sono risultate inferiori del 9% rispetto a dicembre dell’anno precedente. L’anno passato il costo medio è stato di 179,25 dollari contro i 164,63 del 2019, ma inserendo il tasso d’inflazione (del 19% tra i due anni di riferimento) i prezzi in realtà sono diminuiti del 9%.
E poi il prodotto di bordo pesa: nel post pandemia i passeggeri hanno scelto la maggior qualità e hanno preferito volare con Delta, United e American e sempre meno con le ultra low cost prive delle classi Business.
Inoltre, il guadagno delle ultra low cost dipende anche dal fatto che con un aereo riescono a effettuare 6-8 voli al giorno. I dati raccolti però mostrano che Spirit, Frontier, Allegiant e Sun Country hanno tassi di utilizzo inferiori a quelli del 2019 e del 2023. E quando un aereo non vola l’azienda perde.
Infine, l’incremento dei costi impedisce di offrire tariffe più competitive. Finora le spese per gli stipendi di Spirit sono aumentate del 6,6% nel primo semestre 2024 (rispetto al 2023) con ricavi calati dell’8,5%.
E allora, ultra low cost: the end o to be continued?
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