Traffico aereo in picchiata anche a gennaio, certificato da Iata, con una domanda totale di passeggeri crollata del -72% sia rispetto ai livelli pre-Covid (gennaio 2019) , risultato peggiore perfino di dicembre 2020 (quando il crollo anno su anno era stato del 69,7%).
Il consueto monitoraggio dell’associazione che raggruppa oltre 290 compagnie aeree ha preso come termini di paragone il mese del 2020 e lo stesso periodo del 2019, evidenziando il disastroso impatto dell’emergenza Covid. Il risultato è tanto più preoccupante se confrontato con il calo che si era avuto nel dicembre scorso (2020) che aveva fatto segnare un -69%. Nel dettaglio della mappatura, la domanda del cosiddetto traffico domestico ha segnato un -47% rispetto ai livelli pre Covid, mentre quello del traffico internazionale ha toccato addirittura il –85,6%.
Questo ulteriore indebolimento della domanda aerea è in gran parte dovuto a controlli più severi sui viaggi interni in Cina durante il periodo delle vacanze del capodanno lunare che ha causato una inevitabile fortissima contrazione aggiuntiva rispetto al dato globale.
A preoccupare maggiormente è la vistosa flessione nelle prenotazioni per i viaggi aerei dell’immediato futuro, come ha osservato il ceo e direttore generale di Iata, Alexandre de Juniac: «Il 2021 è iniziato peggio del 2020 e questo la dice lunga. Anche se i programmi di vaccinazione aumentano, le nuove varianti Covid stanno spingendo i governi ad aumentare le restrizioni di viaggio. L’incertezza sulla durata di queste restrizioni ha un vistoso impatto sui viaggi futuri. Le prenotazioni anticipate a febbraio di quest’anno per la stagione estiva dei viaggi nell’emisfero settentrionale sono state inferiori del 78% rispetto ai livelli di febbraio 2019».
Riguardo alle macro aree, a soffrire maggiormente, nel gennaio 2021, è stata l’Asia-Pacifico con un crollo del -94,6%; seguita dall’Europa con un traffico sceso a -83,2%, seguita dal Medio Oriente con un traffico diminuito a -82,3%. A soffrire relativamente di meno è stata l’Africa con un calo del 66%, mentre l’America Latina ha chiuso il mese con un -78,5% e nel Nord America il calo si è attestato sul -79%.