È diventata la nave più richiesta del brand già il primo giorno e la prima settimana di apertura vendite. Adesso, pochi giorni dopo il debutto ufficiale, Norwegian Prima naviga in Nord Europa per poi spostarsi tra qualche settimana ai Caraibi. Dalle prenotazioni record (con la richiesta di suite Haven in crescita del 20%), supportate anche da una buona stagione del mercato italiano, alla nuova classe di navi che per Ncl segna un nuovo inizio. «Vogliamo che l’Italia non perda la continuità che ha avuto in estate. Oggi è stato fatto un gran lavoro che era mancato fino al 2019, con un numero e una diversificazione forte di player che ci supportano. Il mercato è cambiato profondamente e ci sono numerose possibilità», dice Francesco Paradisi, senior business development manager Italia, Francia, Malta, Cipro e Nord Africa di Norwegian Cruise Line, con cui abbiamo parlato durante il viaggio inaugurale della nuova ammiraglia da Reykjavik ad Amsterdam.
«Aver introdotto una nave come questa, che viene da un cantiere italiano, è un segnale forte e positivo. Ci aspettiamo di poter crescere su un mercato che storicamente è poco aperto agli operatori internazionali e che però già dall’estate 2022 sta dimostrando un’interessante capacità di comprensione del prodotto, e di conseguenza di vendita. C’è stata una risposta immediata. Vogliamo crescere non solo con questa nuova linea di prodotto, ma in generale portando in agenzia un’offerta alternativa che è possibile vendere, giocarci una chance più forte. Questa nave viene dall’esperienza di Encore, Bliss, Escape, Breakaway, Gateway; oggi crediamo di avere una proposta davvero interessante».
Come hanno risposto gli agenti di viaggi italiani al debutto della nave e della Prima Class?
«Norwegian Prima, come tutte le navi nuove di Ncl, ha subito segnato il record di vendite al debutto. Di questo primato ha fatto parte anche l’Italia, che ha risposto bene anche dal punto di vista dell’interesse sul prodotto nave collocato nella giusta destinazione: abbiamo tanti gruppi per dicembre ai Caraibi e tanti individuali nella stagione invernale. Probabilmente hanno giocato a favore il nome italiano, il fatto di essere uscita da cantieri italiani e l’attività di comunicazione/promozione del brand. Un mix che sta portando al successo dell’operazione. Ci aspettiamo ora che il mercato italiano apprezzi adeguatamente un prodotto come questo. Credo che non proporlo sarebbe un’occasione persa. Non ci si può fermare alle limitazioni linguistiche. Le agenzie possono imparare a non avere paura di proporre un prodotto alternativo; noi dobbiamo essere bravi a formare e informare nel modo giusto».
Perché Norwegian Prima è considerata la nave del futuro?
«Il nostro dna improntato al freestyle ha la caratteristica di essere in costante evoluzione. Lo si vede dallo sviluppo delle navi in questi dieci anni. Prima è la capostipite di una nuova classe di navi, quindi segna un passaggio tra quello che Ncl ha rappresentato sul mercato crocieristico globale fino al 2022 e quello che invece sarà da adesso in avanti. Ha una serie di accessori e possibilità – dall’aspetto culinario all’intrattenimento – che sono un’evoluzione naturale di quello che già proponiamo a bordo delle altre unità della flotta. Faccio un esempio: il teppanyaki adesso offre anche la possibilità di tavoli per due, non solo di gruppo, per dare a chi lo desidera la possibilità di un’esperienza intima».
C’è una caratteristica che la differenzia da tutte le altre navi della flotta?
«Lo spazio, in termini di ampiezza vissuta dal cliente. Ci sono due aspetti: la concezione della cabina che qui garantisce maggiore libertà di movimento e la vivibilità degli spazi comuni. Questa nave ha un numero superiore di ambienti rispetto alle altre della flotta, nonostante sia di stazza più piccola. I designer hanno lavorato bene nello sfruttare e ottimizzare gli spazi».
Parliamo, quindi, di prodotto Premium?
«I servizi di Ncl oggi sono da segmento Premium. La peculiarità è che si tratta di un prodotto in grado di soddisfare il passeggero che, oltre al servizio premium, cerca il divertimento. Go kart, scivoli, realtà virtuale sono esperienze vissute dagli stessi passeggeri che poi a cena sceglieranno il ristorante più sofisticato o assisteranno al musical su Donna Summer: è un aspetto che poche compagnie della stessa fascia riescono a garantire. In genere nel segmento più alto si tende ad attenuare l’aspetto dell’intrattenimento; invece qui è una caratteristica forte abbinata a servizi di prima qualità».
Un aspetto che permette di abbassare l’età media?
«Sicuramente. E, inoltre, a livello generale Ncl ha sempre accolto ospiti con un’età media un po’ più bassa rispetto agli standard del segmento. Con l’intrattenimento la compagnia riesce a interloquire con un passeggero più giovane, che approccia alla nave da crociera paragonandola a un grande resort a terra».
Come si è riusciti a studiare ambienti che incontrino il favore tanto del pubblico americano quanto di quello europeo?
«È l’evoluzione dell’ultima decade di vari di Ncl. Pur essendo americana, la compagnia sceglie una linea di arredo internazionale e trasversale. Qui in particolare si nota tanto il design italiano, con un gusto classico e più vicino all’Europa e all’Italia. Penso all’utilizzo del marmo, che sulle altre navi non c’era mai stato».
Prima di salpare per gli Stati Uniti, la nave farà alcuni itinerari europei. È un test per il prossimo anno? È ipotizzabile che prolunghi la permanenza nella regione nei prossimi anni?
«La nave l’anno prossimo torna e passerà tutta la stagione estiva in Europa. La permanenza nella regione – Mediterraneo, Nord Europa, fiordi e Baltico – è strategica per la compagnia e c’è tutto l’interesse di presidiarla con un deployment forte. Poi il numero di navi dipende molto dal trend di vendita generale. Intanto quest’anno restiamo in Europa anche d’inverno con una nave da Lisbona».
Reykjavik può diventare un porto strategico vista la vicinanza all’America e lo stop alla Russia?
«È un porto già strategico per l’azienda, che tocchiamo anche con altre navi. Continuerà a esserlo, perché la tendenza delle crociere nord europee ci porta a concepire itinerari lunghi e con varietà di scali».
Stiamo uscendo dalla pandemia. Quali sono stati i segnali del mercato in questa estate che si avvia alla conclusione?
«L’Italia sta segnando un anno record di vendite. E non inaspettatamente: è il frutto di investimenti corretti. Noi analizziamo tre attori: le agenzie online specializzate in crociere che sono il nostro motore promozionale; i nuovi accordi presi durante l’anno con network di agenzie che, come un diesel, sono partiti; le agenzie qualificate che non hanno problemi a proporre un prodotto come questo alla propria clientela. E abbiamo puntato su di loro».
Il mercato europeo ha risposto meglio di quello americano?
«È stato un anno strano. C’era una gran voglia di partire, ma difficoltà a tutti i livelli. Con Omicron, gli Stati Uniti hanno dovuto fare un passo indietro rispetto ai programmi: gli americani si erano lanciati in grandi prenotazioni e poi hanno virato spesso verso il mercato domestico. Questo ha lasciato grande spazio all’Europa e una capacità di posti letto maggiore. Il che ha generato, anche per l’Italia, un riscontro positivo. Dal trade ci arriva il segnale di un mercato più pronto a recepire il nostro prodotto. Con le dovute proporzioni, perché non siamo qui per sostituire i leader di mercato, sarebbe assurdo pensarlo, vogliamo ritagliarci il nostro preciso spazio».
Da settembre sono cambiati i protocolli. Quali sono state le prime reazioni?
«In realtà i protocolli cambiano e non cambiano, nel senso che alcune destinazioni chiedono ancora il booster o il test e noi ci adeguiamo alla regolamentazione dei singoli Paesi, per quanto il nostro protocollo oggi ci consenta di accogliere anche passeggeri non vaccinati. Seguire l’attuale tendenza generale del settore dei viaggi, allentando alcune restrizioni, ha comunque portato subito un ritorno al ritmo abituale di prenotazioni. Oggi, come industria crocieristica, dovremmo raccogliere anche i frutti e il riconoscimento per i protocolli messi in piedi in questi due anni e per la sicurezza che siamo stati in grado di garantire».