Crollo ecommerce: -56% degli acquisti legati al travel nel 2020
Gli effetti della pandemia frenano gli acquisti nell’etourism nel 2020. Anche se il desiderio di viaggiare degli italiani nel medio e lungo termini non si ferma, secondo l’Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo della School of Management del Politecnico di Milano, l’annus horribilis del turismo ha lasciato il segno in tutto il comparto, generando una caduta del 56% del commercio elettronico legato al travel (in totale, sceso a un valore complessivo di 4,8 miliardi di euro).
«Dopo un inizio d’anno estremamente promettente, con crescite che per diversi operatori arrivavano al +30% rispetto a gennaio e febbraio 2019, l’emergenza sanitaria ha sconvolto gli equilibri del settore», ha detto a questo proposito Eleonora Lorenzini, direttore dell’Osservatorio. «L’ospitalità alberghiera, i trasporti di terra e di mare (via treno, bus, autonoleggi, traghetti) e le attrazioni hanno avuto qualche miglioramento negli indicatori del terzo trimestre, pur dovendo limitare gli accessi e il numero massimo di prenotazioni, riuscendo a mantenere mediamente il livello di fatturato in una forbice tra il 40% e il 60% rispetto al 2019. Lo stesso non si può dire per t.o., crociere e trasporto aereo che hanno registrato perdite superiori al 70%».
Tuttavia, sottolinea la ricerca, l’emergenza sanitaria non sembra aver intaccato il desiderio di viaggiare dei turisti, dal momento che il 33% degli italiani sta ipotizzando di andare in vacanza a Natale. L’emergenza sanitaria, poi, potrebbe aver modificato i comportamenti dei turisti non solo nel breve periodo (con il forte ricorso alle prenotazioni sotto data) ma anche in modo strutturale. Gli operatori hanno, infatti, registrato un deciso aumento del booking tramite canali digitali diretti. Il journey si fa quindi sempre più digitale e non solo prima del viaggio, ma anche durante l’esperienza, per il maggiore ricorso a soluzioni per limitare la necessità di contatto (primo tra tutti il self check-in).
Più complessa, invece, è la situazione relativa al business travel: la ripresa estiva tra fine giugno e luglio si è rivelata molto marginale (con volumi inferiori al 5% rispetto all’anno scorso) e tra le aziende sembra prevalere l’atteggiamento prudenziale di limitare i viaggi non strettamente necessari, almeno fino alla metà del 2021. Senza contare che le nuove modalità di lavoro potrebbero aver modificato in modo strutturale la propensione a viaggiare.
«Gli attori del turismo nell’ultimo anno hanno cercato di proteggere il proprio business e i propri stakeholder come possibile, da un lato riducendo la capacità produttiva e dall’altro rivedendo i rapporti di filiera e modificando i sistemi di offerta. Ma queste azioni sono necessarie ma non sufficienti a una vera ripartenza. Per essere veramente protetti bisognerà costruire su basi solide, con una nuova strategia di risk management e con un’offerta che sappia guardare alle nuove modalità di turismo e al tema della sostenibilità», ha concluso Filippo Renga, direttore dell’Osservatorio.