Cuba, il paradiso perduto del turismo

Le sanzioni statunitensi, la crisi energetica ed economica, la forza dei competitor caraibici, la minore qualità dei servizi alberghieri, la mancanza di lavoratori qualificati, il peggioramento delle infrastrutture, la mancanza di investimenti. Sembra ormai un paradiso perduto, Cuba.
LA CRISI
La lunga serie di fattori appena elencati fotografa, a Cuba, la crisi del turismo, volano economico per decenni. La mancanza di beni di prima necessità, dal cibo ai medicinali e al carburante, e i continui blackout elettrici hanno man mano peggiorato i servizi, e dunque rovinato l’esperienza per i visitatori, sempre più scontenti. Un malcontento manifestato in tante pessime recensioni online, che hanno danneggiato la reputazione di Cuba e portato alla cancellazione di migliaia di prenotazioni.
DI NUOVO TRUMP
Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca non ha fatto altro che peggiorare la situazione: il presidente statunitense ha imposto delle restrizioni ai viaggi e agli investimenti degli statunitensi, e non solo: chi va a Cuba, dovrà per forza fare richiesta di un visto d’ingresso negli Stati Uniti, anche chi, come gli italiani, potrebbe farne a meno per una vacanza. Gli alberghi sono alle prese con la mancanza di cibo e i blackout elettrici e non trovano più personale qualificato, abbassando di fatto la qualità del servizio. All’opposto, altri Stati caraibici, come la Repubblica Dominicana e la Giamaica, e Porto Rico (territorio non incorporato degli Usa), hanno migliorato infrastrutture e servizi e offrono prezzi competitivi. Anche il settore delle crociere sente il peso delle sanzioni statunitensi, che impediscono alle navi di attraccare nei porti cubani. Molte compagnie hanno così cambiato le rotte, portando i turisti in altre destinazioni caraibiche.
IL DECLINO
Nel 2024 Cuba ha accolto un totale di 2,2 milioni di viaggiatori internazionali, quasi il 10% in meno rispetto all’anno precedente e la cifra peggiore degli ultimi 17 anni; nel 2017, erano stati 4,7 milioni. Il calo prosegue in maniera costante dal 2019. Sempre lo scorso anno, il turismo ha portato a Cuba 1,216 miliardi di dollari, il 61% in meno rispetto al periodo precedente la pandemia. Ormai, come riporta preferente.com, il tasso di occupazione degli alberghi si aggira intorno al 25%. E, secondo le previsioni, il turismo non uscirà dalla situazione attuale prima del 2030. Come conseguenza, sempre più compagnie aeree stanno abbandonando le rotte su Cuba, alla ricerca di collegamenti più redditizi.
GLI EUROPEI VANNO ALTROVE
Particolarmente evidente il calo del numero di turisti europei: la Spagna, tradizionalmente una presenza molto forte a Cuba, ha registrato un calo delle partenze del 27,1%, con l’Italia che ha registrato un calo del 15,9%, secondo i dati del governo cubano relativi al 2024. Evidente anche il calo dei visitatori dal Canada, il primo Paese per numero di turisti a Cuba, e dalla Russia. Impietosi i numeri dell’inizio del 2025: a gennaio, Cuba ha accolto solo 196.004 turisti, il peggior risultato per il primo mese dell’anno dal 2003, se si escludono il 2021 e il 2022 per la pandemia di coronavirus. Si tratta di un dato del 24,6% inferiore a quello del 2024. Secondo i dati preliminari pubblicati, nei primi due mesi del 2025, i visitatori canadesi sono diminuiti del 33% rispetto al 2024, i turisti da Spagna e Italia di oltre il 25%, dalla Francia del 22%.
Dopo aver mancato l’obiettivo di 2,7 milioni di visitatori annuali nel 2024, un dato già abbassato rispetto al target originario di 3,2 milioni, Cuba ha fissato in 2,6 milioni di turisti l’obiettivo del 2025, che appare già una chimera.