Da TripAdvisor a Trivago: quando il metasearch non riesce a vendere
Convertire i visitatori in clienti, i “lookers in bookers”. Una sfida che accomuna tutte le imprese del travel online, ma che diventa via tortuosa soprattutto per i metasearch. Dopo i timidi tentativi di Google e quelli più decisi di TripAdvisor, ora è Trivago, hotel metasearch controllato da Expedia, che prova il salto in avanti nel modello di business.
Nelle due settimane in cui le Ota hanno svelato le ambizioni da t.o. online, infatti, Trivago ha siglato la partnership con Tui Group e la sua divisione Musement, per offrire ai clienti oltre 55mila escursioni, attività e ticket, oltre la semplice prenotazione dell’alloggio.
La ripresa del mercato dei viaggi internazionali sarà il banco di prova per Trivago che, al pari dei suoi competitor, dovrà recuperare volumi cercando di convincere l’utente online a prenotare alloggi e attività sul suo sito.
La grande difficoltà dei metasearch, infatti, è sempre stata quella di mantenere il visitatore all’interno della piattaforma, invece di vederlo scappare sulle Ota. Dalla fase ispirazionale alla vendita il passo non è automatico: lo sa bene TripAdvisor che prima ha provato a inserire le experiences senza riuscire a sfondare (acquisendo Viator per poi scegliere un anno fa di farlo vivere come brand separato, ndr), poi ha provato il fallimentare rebrand come “social network dei viaggi” e ora ha lanciato TripAdvisor+, una formula ad abbonamento annuale per prenotare a prezzi scontati. E chissà che questa non sia la volta buona.
Giornalista. Specializzato in trasporto aereo e ferroviario, economia, agenzie di viaggi, tecnologia ed estero. Segue convention e fiere internazionali.
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