by Andrea Lovelock | 11 Novembre 2024 11:23
Azione pubblica, diversificazione dell’offerta e alta formazione per il personale del comparto di domani. Al netto degli oltre 60 interventi che hanno animato il Forum dell’ascolto voluto dal ministro del Turismo, Daniela Santanchè, e tenutosi a Firenze alla vigilia del G7[1], sono emersi concetti base emersi della filiera, noti agli addetti ai lavori, e alcune istanze provenienti dalle imprese del settore con novità di rilievo che vale la pena evidenziare perché possono rappresentare asset per le politiche favore del turismo di casa nostra indipendentemente dall’imminente G7[2].
Per il primo asset è giusto riportare la suggestiva idea dell’assessore al turismo della Regione Puglia, Gianfranco Lopane, che ha prospettato un proficuo utilizzo della tassa di soggiorno[3]: potrebbe essere in buona parte riversata in un fondo cassa per finanziare i vari Dmo territoriali e dare così forma a una strategia coordinata di intervento pubblico al fianco degli operatori.
C’è stato poi l’applaudito intervento di Luigi Cantamessa, direttore generale Fondazione Fs e ad dei Treni Turistici italiani, eletto “sul campo” con gli applausi dei partecipanti “testimonial d’eccezione” del brand Italia, che ha decantato il turismo lento[4]. Ad esempio il viaggio a bordo dei treni turistici, alla scoperta del territorio: un esempio vincente di delocalizzazione e destagionalizzazione per valorizzare borghi, campagne e paesaggi dell’entroterra italiano.
Ad aprire una finestra sul futuro ci ha pensato il giovane Gianluca Mauro, fondatore dell’Ai Academy, che ha presentato l’evoluzione del ChatGpt, l’Advanced Voice Mode che interagisce con il suo utilizzatore giocando sull’empatia delle interrogazioni fatte, rilasciando così informazioni turistiche sempre più dettagliate. Uno strumento che nei prossimi mesi verrà messo a disposizione dei viaggiatori nel mondo e diventerà una “guida evoluta e personalizzata”.
Insomma, tre passi verso il futuro, che nei lavori del Forum è stato declinato utilizzando la parola magica “Open[5]” abbinata ai temi.
In vista dell’evento degli eventi dei prossimi anni, il Giubileo 2025[6], che attrarrà a Roma ma non solo almeno 30 milioni di visitatori, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, sollecitato dal moderatore Nicola Porro ha fatto il punto della situazione: «Abbiamo avviato oltre 300 interventi e lavori nella città per innovare l’urbanistica e i servizi della Capitale. Ci sono criticità che non dobbiamo nasconderci».
«I punti chiave sui quali stiamo lavorando molto – ha spiegato – saranno comunque ottimizzati proprio per turisti e residenti e riguardano il livello del decoro con una nuova sala operativa dell’Ama che si avvarrà degli algoritmi per capire il fabbisogno di strumenti e servizi essenziali che serviranno day by day, e il rafforzamento della sicurezza con un potenziamento delle forze della Polizia».
«Ovviamente – è il suo auspicio – ci attendiamo un ritorno turistico importante anche dopo il 2025, perché il Giubileo sarà una enorme cassa di risonanza. Abbiamo investito anche in tecnologìa e lanceremo una app che, tradotta in ben 62 lingue, orienterà gli ospiti e farà scoprire anche la Roma che non si conosce».
Il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, si è invece soffermato sul tema della sanità: «Abbiamo programmato l’assunzione di oltre 1000 unità in più, per un totale di oltre 14.000 addetti del sistema sanitario, per gestire un grande evento come il Giubileo con adeguate risorse umane ed essere pronti a fronteggiare le emergenze sanitarie. Posso dire che le risorse ci sono».
A dar voce alle istanze degli operatori turistici ci ha pensato Franco Gattinoni, presidente Fto, che ha sollevato tre rilevanti criticità: «Siamo un po’ preoccupati perché Roma ha problematiche serie nella mobilità. Un esempio su tutti è quello dei taxi[7], che vanno aumentati. Se c’è già oggi un grande deficit, figuriamoci fra due mesi: all’inizio del Giubileo la situazione sarà ancora più drammatica. Altro gap è l’assenza di guide turistiche[8]. Il terzo punto riguarda i pullman che devono poter muoversi per trasferire gli ospiti senior, garantendo punti di imbarco e sbarco».
Da parte sua Gianni Rebecchi, presidente di Assoviaggi ha aggiunto: «Condivido le preoccupazioni di Fto e vorrei aggiungere un’altra chiave di lettura sul Giubileo e sulle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina[9] ricordando che con questi eventi per due anni saremo sotto i riflettori del mondo. Dobbiamo sfruttare questa visibilità per rilanciare l’offerta diversificata, a partire dai cammini religiosi[10] che permettono visite nei piccoli borghi e nelle piccole città d’arte, riuscendo così a delocalizzare i flussi e magari contribuire a destagionalizzare. Quindi, organizzare anche nel 2026 un’offerta coordinata per far visitare altri territori e collaborare con le istituzioni per lavorare sull’attrattività delle altre destinazioni».
Nella sessione “Open to Innovazione” è intervenuto il presidente di Astoi, Pier Ezhaya, che ha sottolineato come «l’intelligenza artificiale e la digitalizzazione sono gran belle conquiste, ma per renderli funzionali servono ingenti investimenti che possono spiazzare chi, come le medio-piccole aziende non possono permetterseli».
«Basti pensare – ha precisato Ezhaya – che nei prossimi anni gli investimenti nell’Ai si aggireranno sui 5,2 miliardi di dollari; ecco allora che serve un lavoro di squadra[11] insieme al Mitur per mettere insieme le istituzioni, le imprese che sono le orecchie del territorio, le università e i centri ricerca e orientare, ottimizzare le risorse che necessitano, a beneficio di tutte le aziende. Sarebbe importante avere dei fondi per accompagnare le nostre aziende, soprattutto le medio-piccole, ad attraversare questa trasformazione».
C’è chi come il giovane imprenditore Gianluca Mauro, fondatore dell’Ai Academy non ha esitato ad avvertire che «dobbiamo diventare amici della Ai, perché questa rivoluzione è un rischio e un’opportunità. È una cassetta piena di attrezzi che bisogna saper ben maneggiare altrimenti si fanno solo danni. Ed è fondamentale ricordarsi che questa tecnologia è democratica e che oggi non c’è più una scusa per rimanere mediocri. L’Ai deve diventare nostra amica ma dobbiamo essere eccellenti nel fare erogare i servizi giusti. Tutto il mondo sta cercando di sfruttare al meglio questa rivoluzione, c’è una sperimentazione giorno per giorno. Questo straordinario strumento può ben coniugarsi con il genio italiano».
A tal proposito il ministro Santanchè ha anticipato che nel 2025 il Mitur ha previsto contributi alle aziende per formare le risorse umane all’utilizzo della tecnologìa avanzata.
Molto circostanziato l’intervento del presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca «LAi è la nuova “Formula Uno“, ma non facciamola guidare agli stranieri. Dobbiamo avere il know how giusto e formare risorse e professionalità in grado di guidare queste macchine. Tra l’altro proprio gli alberghi sono stati degli apripista, raccogliendo un gran volume di dati: siamo quindi i referenti ideali per utilizzare l’Ai.
«D’altra parte– ha spiegato – la competizione si fa sempre più serrata e abbiamo una materia prima meravigliosa – il nostro territorio, le bellezze artistico-culturali – per cui va sfruttata al meglio, considerando che possiamo contare su una nicchia di mercato che sarà quella del futuro. I viaggiatori alto spendenti, i super ricchi che continueranno a viaggiare ad alti livelli e noi abbiamo una strada fertile da fare e dobbiamo percorrerla, ma dobbiamo farlo all’italiana, affidando questo percorso ai nostri imprenditori».
Non è mancata una stoccata sugli affitti brevi[12]: «È anche arrivata l’ora di dare la possibilità agli amministratori locali, ai sindaci di regolamentare l’ospitalità organizzata[13] e il settore extra-alberghiero per tutelare i centri storici».
Un’altra sessione dei lavori è stata interamente dedicata alle nuove professionalità e, di conseguenza, all’alta formazione. A tal proposito Luigi Gubitosi, presidente Luiss, ha osservato: «Dove si forma oggi il personale del turismo? Ci sono 17 università, ma secondo l’Istat solo il 6% ha un corso sul turismo. Ci sono 363 istituti professionali, che però hanno una formazione “vecchia”. Oggi ci sono nuovi fondi per la formazione ed è arrivato il momento di usarli bene. Il turismo necessita di un approccio sistemico, di infrastrutture, di tecnologìa e di personale preparato. Su quest’ultimo punto bisogna investire oculatamente. Ci vogliono programmi in linea con i tempi».
Vittorio Messina (Assoturismo): «Oggi più di ieri la formazione è fondamentale, perché il Covid ha devastato le imprese, ma di positivo ha dato al nostro Paese la certezza che il turismo è un comparto economico a tutti gli effetti. Ora stiamo correndo per annullare il pregiudizio di un settore a bassa professionalità: ci sono nuove capacità tecnologiche da mettere a disposizione del settore con personale formato e che si aggiorni costantemente, per rimanere sul mercato».
«Siamo stati tra i primi ad uscire dalla pandemia come comparto – ha ricordato – e lo abbiamo fatto con imprese che avevano perso del personale. Incentivare nuovi ingressi è ancora problematico. Ecco allora che occorre una specializzazione spinta e ricreare empatia nel comparto turistico. Dobbiamo realizzare un accordo imprese-università-associazioni di categoria per attrarre nuovi talenti».
Sulla stessa lunghezza d’onda Domenico Pellegrino, presidente di Aidit, che ha aggiunto: «Nel periodo post-pandemico abbiamo vissuto un eccesso di offerta rispetto alla domanda in tre settori specifici: ospitalità, ristorazione e intrattenimento e, contemporaneamente, nella distribuzione turistica abbiamo subìto la chiusura definitiva del 25% delle imprese. Stiamo parlando di un settore con 80mila aziende, 300mila addetti nella filiera del turismo organizzato».
«Altro problema che ha colpito il nostro ambito – ha detto ancora – è la mancanza di un ricambio generazionale a livello di imprenditoria e di managerialità, anche perché c’è poco appeal, in quanto è percepito come un settore a bassa remunerazione. A tutto questo si aggiunge la sfida dell’Ai, che rispetto a internet – dove si richiedevano una medio-bassa competenza e limitati investimenti – che imporrà forti investimenti e alta professionalità. Allora, dobbiamo concentrarci sulla tipicità del settore e capire le sue dinamiche».
Infine Pellegrino ha sottolineato che «siamo all’interno di un’evoluzione: gestione dei social media, il geomarketing, il Crm. Tutte nuove declinazioni che devono essere usate anche dagli agenti di viaggi. Credo che solo una alleanza tra mondo professionale e mondo istituzionale e accademico può sbloccare l’impasse. È bene evidenziare che l’attrazione dei talenti è un tema culturale: oggi si pensa che l’agente di viaggi sia una professione superata, obsoleta, ma ci sono ancora competenze tecniche specifiche, evoluzione della domanda, geografia applicata al marketing digitale. Fortunatamente il nostro settore ha un certo dinamismo».
La crescita, tema di una delle sessioni del Forum, passa attraverso la conoscenza e l’utilizzo dei dati, delle informazioni dal mercato e Carlo Brugnoli, direttore scientifico dell’Osservatorio Nazionale del Turismo, fondato per volontà del Mitur, ha fornito la sua chiave di lettura: «Si tratta di un sistema coordinato e didattico a disposizione del ministero e di tutti gli operatori del settore. Uno strumento che si pone come servizio, qualunque sia la forza politica al governo».
Brugnoli ha stoppato in anticipo le critiche: «A chi obietta che ci sono già osservatori statistici, rispondo che finora non ci sono mai stati coordinamento e una gestione programmata della miriade di dati che – proprio per questo motivo – non sono valorizzati o addirittura non utilizzati sul campo: ad esempio, l’accordo Mitur con Nexi, azienda che elabora informazioni sul turismo, che si occupa di circa il 70% di tutte le transazioni realizzate via pos in Italia. Questo vuol dire delineare l’andamento degli acquisti e profilare il comportamento dei consumatori; possiamo sapere cosa comprano, dove si spostano, quanto comprano e chi sono i gruppi di consumer. Sappiamo, localmente, che il 6% delle transazioni viene fatta a Firenze e il 5% nelle zone costiere toscane. A febbraio renderemo pubblico un report completo sul 2024».
Altre buone notizie le ha portate Carlotta Ferrari, presidente Cb Italia: «Abbiamo fatto passi da gigante nel Mice e, dopo anni di sudditanza, nel 2023 l’Italia ha raggiunto il primo posto in Europa per numero di congressi (fonte Icca). Un successo non certo casuale, ma merito di un lavoro importante fatto negli ultimi anni dai Convention Bureau, a partire da quello nazionale. Questo ha dimostrato la valenza dei Cb territoriali, preposti a fare le gare per le candidature delle sedi di congressi internazionali. Dobbiamo rafforzare questi organismi insieme ai Dmo e fare investimenti nelle infrastrutture».
Posizione condivisa da Gabriella Gentile, presidente di Federcongressi&Eventi: «Abbiamo avuto un supporto economico anche dal Mitur e la crescita del domani è importante per avviare una più concreta collaborazione a livello istituzionale, catturare eventi di maggior portata, da 2000 a 3000 congressi, e questo vuol dire nuove strutture congressuali ad alta capienza. Il 59% dell’attività congressuale nel 2023 si è concretizzata nel nord che ospita il 55% delle location. Purtroppo al sud siamo solo al 16%. C’è poi il discorso delle agevolazioni fiscali: facilitazioni come all’estero per chi partecipa ad eventi congressuali. E infine aggiornamento professionale degli operatori e tanta formazione specialistica».
Sulla crescita è poi intervenuta anche Ivana Jelinic, ad Enit: «Il turismo è il settore che avrà maggiori capacità di crescita rispetto ad altri comparti, perché il concetto del viaggio si è evoluto in tutto il mondo. La pandemìa, in tal senso, è stato un acceleratore: nelle nostre 28 sedi nel mondo abbiamo il polso della situazione e oggi tutti desiderano viaggiare. Ma ci vogliono i collegamenti, mete da raggiungere facilmente e le infrastrutture per rendere competitive le nostre destinazioni».
«Siamo in testa alla classifica dei desiderata in tanti mercati esteri – ha osservato Jelinic – ma dobbiamo mantenere questo primato ottimizzando l’offerta di fronte a una crescente concorrenza. Oggi abbiamo un aeroporto come Fiumicino che è un’eccellenza internazionale, ma c’è anche il rovescio della medaglia, ovvero l’inaccessibilità di certi luoghi che non possono essere valorizzati e questo ci impedisce di delocalizzare e destagionalizzare».
Infine, per Marina Lalli, presidente Federturismo, «la crescita deve essere qualitativa ma anche quantitativa: siamo consapevoli che l’overtourism[14] è un fenomeno di poche nostre mete, ma in altri territori c’è tanto da far crescere. C’è quindi una necessità di programmare, da parte dei tour operator che gestiscono i flussi di viaggiatori, ma di dare anche una ragione per andare sui territori, diversificando i prodotti in uno stesso territorio. Chiamo in causa le Regioni che devono individuare le eccellenze e coordinarsi con gli operatori della filiera. La nostra economia della bellezza produce oltre il 21% del nostro Pil, con il made in Italy grazie al turismo, al manifatturiero e alla moda».
A completare i lavori la sessione dedicata al Benessere, nel corso della quale il presidente di Aiav, Fulvio Avataneo, ha ricordato: «Per noi il benessere è una filosofia di vita ed è cresciuto tantissimo: nel 2022 16 miliardi di euro. Si parla di salute, benessere spirituale, ma anche di incoming lento ed è un turismo che si può praticare tutto l’anno. Il 30% del territorio italiano è area protetta con i parchi e le riserve naturali. E ancora, le attività sportive e l’outdoor, per non parlare dell’enogastronomia. Sostanzialmente il turismo del benessere è un fenomeno trasversale, uno dei maggiori volani del nostro settore».
Da parte sua Enrica Montanucci, presidente di Maavi ha aggiunto: «Per la prima volta siamo davanti a un lavoro di squadra che è fondamentale in questo settore. Per esempio nel turismo del benessere, noi come adv abbiamo fatto operazioni legate al wellness, ad esempio il circuito dell’olio, con percorsi e artigiani, ideato in Toscana e Umbria. Dobbiamo lavorare insieme per un turismo wellness integrato. Un giovane tour operator si è inventato percorsi e meditazione, utilizzando il canale social, raddoppiando la clientela: la sfida è la cooperazione tra chi vende, chi percepisce e chi produce il benessere inventando un prodotto come ad esempio il turismo rigenerativo, che diventa un benessere a 360 gradi».
Infine, nella sessione Open to Blu, dedicata al prodotto mare, la vice presidente vicario di Fiavet, Luana De Angelis, ha sottolineato: «Sono molteplici le opportunità che mare, fiumi e laghi possono offrire alla crescita economica e sociale del turismo, attraverso un modello sostenibile basato su una valorizzazione delle risorse in armonia con la tutela dell’ambiente e della salute. Opportunità offerte dal mondo delle agenzie di viaggi per questo segmento di prodotto, facendo osservare come il 75% dei clienti in partenza sia disposto a pagare il 10% in più per destinazioni ecosostenibili».
«Il turista attribuisce alla vacanza valenze sempre più simboliche ed esperienziali, – ha precisato – che trovano nell’attenzione all’ambiente naturale e sociale un fattore sempre più determinante per la scelta della destinazione. Può bastare un dato: il 95,6% della costa italiana dedicata alla balneazione, 5.090 chilometri di qualità “eccellente”, la categoria più alta del sistema di classificazione europeo (dato Snpa, rete pubblica di agenzie per l’ambiente formata da Ispra a Arpa regionali). Il nostro compito è migliorare la comunicazione soprattutto nei processi di marketing territoriali, cruciale soprattutto nel turismo balneare che più di altri sta soffrendo la crisi dei consumi domestici».
Quanto al turismo fluviale, secondo Fiavet Confcommercio c’è ancora molto da fare sia a livello di infrastrutture che di offerta, purtroppo limitata al solo Nord Italia, ma che potrebbe aprirsi a nuovi prodotti già sviluppati all’estero, come l’houseboating».
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