by Roberta Moncada | 29 Luglio 2021 10:28
L’Italia fa incetta di riconoscimenti Unesco[1], e nella 44esima sessione del Comitato del Patrimonio mondiale dell’agenzia delle Nazioni Unite, attualmente riunito (virtualmente) in Cina a Fuzhou, si conferma il Paese al mondo con più Patrimoni dell’Umanità, ben 59.
Ultimissime aggiunte: i portici di Bologna, in quanto «esempio straordinario di una tipologia edilizia, di un insieme architettonico o tecnologico e di un paesaggio che illustra uno o più importanti fasi nella storia umana» e gli 8mila ettari delle foreste di Aspromonte e del Pollino all’interno della candidatura transnazionale delle “Foreste primordiali dei faggi dei Carpazi e di altre regioni d’Europa”.
Appena pochi giorni fa, erano stati aggiunti alla lista gli affreschi del Trecento di Padova Urbs Picta e Montecatini Terme, che è stata inserita nel circuito “The Great Spa Towns of Europe”, che comprende undici città in sette Stati.
Anche Firenze, però, può festeggiare, con la decisione da parte del Comitato, di estendere il suo Patrimonio Unesco di altri 27 ettari. Così, l’area Patrimonio dell’Umanità, che già comprendeva l’intero centro storico, aggiunge l’abbazia di San Miniato, la chiesa di San Salvatore al Monte, le rampe, il piazzale Michelangelo, il giardino delle Rose e quello dell’Iris, passando da 505 a 532 ettari.
IL RESTO DEL MONDO. Sorpasso per distacco della Cina, quindi, seconda in classifica, che però arriva a quota 56 siti nella lista, con il riconoscimento dell’antica città portuale di Quanzhou, nella provincia sud-orientale del Fujian, in riconoscimento del suo ruolo di “emporio del mondo” dal X al XIV secolo, durante le dinastie Song e Yuan.
Terza la Germania con 50 siti, che vede adesso entrare nella lista dei siti protetti dall’Unesco Il patrimonio ebraico medievale delle cosiddette “comunità SchUM” , che comprende anche i vecchi cimiteri ebraici, dove le lapidi più antiche risalgono al primo secolo dell’anno 1000 e la sinagoga di Worms, rivisitata già nel XII secolo in chiave tardo romanica. I siti “SchUM” sono il primo patrimonio mondiale ebraico in Germania.
Bene anche la Francia, che vede adesso riconosciuti Il faro di Cordouan, l’ ultimo faro marino abitato in Francia, e Nizza con la sua inconfondibile promenade e il suo contesto urbano, plasmato da 200 anni di storia mondiale.
Non poteva mancare la Turchia nella lista dei Paesi che vedono nuovi siti patrimonio dell’umanità. Con l’aggiunta sito archeologico di Arslantepe, nella provincia orientale di Malatya, arrivano a 19 i beni Unesco del Paese. Arslantepe rappresenta una “testimonianza eccezionale del primo sorgere della società statale nel Vicino Oriente, e mostra i cambiamenti fondamentali nel processo di formazione dello stato nelle società anatoliche orientali e mesopotamiche”.
Molti i riconoscimenti anche per l’America latina. Il Brasile, con l’iscrizione del centro culturale Roberto Burle Marx nella categoria Paesaggio culturale, arriva a 23 siti iscritti nella lista del Patrimonio mondiale. Situato a Barra de Guaratiba, a ovest di Rio de Janeiro, l’area ospita 407 mila metri quadrati di foresta, e una collezione con oltre 3,5 mila specie di piante tropicali e subtropicali.
C’è poi il misterioso Complesso Archeoastronomico Chankillo, in Perù, costruito 23 secoli fa su una collina in mezzo al deserto. Presente anche il Cile, con i siti della cultura Chinchorro, le cui mummie sono considerate le più antiche del mondo. E ancora, il Messico, con la Cattedrale di Tlaxcala, e l’Uruguay, con la chiesa di Atlantida di Eladio Dieste.
I PATRIMONI NATURALI. Molti anche i siti naturali aggiunti quest’anno dal comitato, che vedono l’Asia protagonista della biodiversità. L’area di Getbol, Korean Tidal Flats in Corea, situato nel Mar Giallo orientale, ad esempio, è stata scelta in quanto “mostra una complessa combinazione di condizioni geologiche, oceanografiche e climatologiche che hanno portato allo sviluppo di diversi sistemi sedimentari costieri, con una ricca biodiversità e la presenza di 2.150 specie di flora e fauna, tra cui 22 specie minacciate a livello globale o prossime alla minaccia”.
O ancora, il complesso forestale di Kaeng Krachan in Thailandia in quanto sede di una ricca biodiversità, con la segnalazione di diverse specie endemiche e in pericolo a livello globale.
Ma come mai tanti riconoscimenti, tutti nel 2021? La ragione di un’attività tanto intensa quest’anno, risiede nel fatto che nella sessione di quest’anno il comitato deve valutare anche richieste di iscrizione origiariamente previste per il 2020, quando non si è potuto riunire a causa della pandemia.
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