Dallo Sheraton al Cicerone: gli hotel di Roma licenziano

Dallo Sheraton al Cicerone: gli hotel di Roma licenziano
21 Gennaio 11:10 2022 Stampa questo articolo

“Turismo ko. Poche soluzioni”. Nel giorno in cui si decidono i sostegni di Palazzo Chigi, Il Foglio titola così la cronaca del sit in dei lavoratori degli hotel della Capitale, travolti dalla crisi. Non solo lo storico Majestic con i suoi 47 dipendenti a casa, di cui abbiamo scritto qui, ma anche il Cicerone di Prati che ne licenzia 41 e lo Sheraton Roma, il colosso dell’Eur mai più riaperto da marzo 2020 con 164 persone che hanno perso il lavoro.

Al presidio a Villa Borghese, a pochi passi dalla sede di Federalberghi di Corso Italia dove era in corso la discussione tra Sheraton e sindacati (che al momento non hanno trovato alcun compromesso), hanno partecipato anche gli assessori capitolini al Turismo e al Lavoro, Alessandro Onorato e Claudia Pratelli, e l’assessore regionale al Lavoro Claudio Di Berardino. A loro lavoratori e sindacati hanno chiesto di farsi portavoce con il governo di bloccare i licenziamenti, oltre estendere gli ammortizzatori in deroga almeno fino al termine dello stato di emergenza, ma anche una nuova strategia per il turismo alberghiero in città.

Il caso dello Sheraton, insieme a quello degli hotel Majestic e Cicerone, «è solo la punta di un iceberg gigantesco», tiene a sottolineare Natale Di Cola, segretario generale della Cgil di Roma e Lazio

«Perché – sostiene il sindacalista – i lavoratori devono essere tutelati: gli alberghi romani devono essere gestiti da operatori del settore, che hanno una reputazione da difendere, se finiscono in mano ai grandi fondi d’investimento è purtroppo ormai chiaro che ci sia anche un interesse minore alla tutela dei dipendenti, su questo, come sull’esternalizzazione dei servizi che hanno generato un enorme precariato, serve al più presto un ripensamento».

Della questione scrive anche Roma Today che riporta il monito di Stefano Chiaraluce della Filcams Cgil, secondo cui «la pandemia non può essere un alibi per licenziare. Gli strumenti per gestire questa crisi ci sono e vanno utilizzati tutti per evitare un impatto sociale devastante».

Che la situazione degli hotel a Roma sia drammatica lo ha ribadito in queste ore Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi Roma e vicepresidente vicario di Federalberghi: «Un terzo del totale degli alberghi è chiuso. Altri 50 stanno stapperanno le attività in questi giorni, io personalmente ne chiuderò due perché siamo tornati al livello di occupazione di aprile 2020. Siamo in un lockdown mascherato», denuncia.

Tornando ai tre nobili protagonisti delle cronache, lo Sheraton (società del Gruppo Starwood, che a sua volta fa parte di Marriott) avrebbe in previsione la riapertura a marzo 2023, il Cicerone entro il 2022 mentre il Majestic “sarebbe stato venduto a un fondo ancora non identificato che poi dovrebbe affidare la futura gestione a un nuovo gruppo alberghiero”.

Le tre strutture, dunque, non chiuderanno. Per questo i sindacati hanno chiesto alle proprietà di fermare i licenziamenti. L’incontro, però, si è concluso con una fumata nera.

Il prossimo tavolo sui licenziamenti dello Sheraton – riferisce lo stesso quotidiano online romano – è fissato per il 3 febbraio, quindici giorni prima della scadenza dei termini per il confronto sindacale. Nei prossimi giorni tavoli anche per il Cicerone ed il Majestic. Intanto i lavoratori sono pronti a lottare, anche attraverso strumenti estremi come lo sciopero della fame.

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