by Andrea Lovelock | 14 Luglio 2023 14:37
Botta e risposta tra Federalberghi e il ministero del Turismo: ad aprire lo scambio di note-stampa il laconico commento della federazione degli albergatori, aderente alla Confcommercio, col quale sospende il giudizio sulla proposta di legge relativa agli affitti brevi[1], dopo un incontro con il ministro del Turismo, Daniela Santanchè.
«Il nostro giudizio sulla proposta di legge sulle locazioni brevi – sottolinea infatti il direttore generale della federazione, Alessandro Nucara – Non può che rimanere sospeso, in attesa di conoscere il testo che sarà depositato in Parlamento. Abbiamo registrato positivi avanzamenti sul tema degli standard minimi che gli appartamenti in locazione breve devono possedere, per ragioni di sicurezza e di conformità agli strumenti urbanistici, sui relativi controlli e sull’adeguamento (da quattro a due appartamenti) della soglia oltre la quale l’attività si presume svolta in forma imprenditoriale. Ma non possiamo invece nascondere il nostro disappunto per il passo indietro che si profila all’orizzonte sul minimum stay, che continuiamo a ritenere un elemento essenziale della riforma».
Nel corso dell’incontro, Federalberghi ha inoltre ribadito le proprie proposte in materia di sostegno agli investimenti, sia per quanto riguarda il rifinanziamento dei bandi Pnrr, sia al fine di definire una misura strutturale che favorisca la riqualificazione delle strutture, da finanziare con una parte dei proventi dell’imposta di soggiorno.
Federalberghi ha altresì espresso apprezzamento per le misure recentemente adottate in materia di semplificazione dell’ingresso in Italia di lavoratori extracomunitari e di riduzione del cuneo fiscale, auspicando che queste ultime vengano potenziate, anche al fine di favorire la definizione dell’accordo di rinnovo del Ccnl Turismo, sul quale le parti sociali stanno lavorando.
Non si è fatta attendere, però, la replica del Mitur che in una nota evidenzia come “la proposta di legge in tema di affitti brevi ha come obiettivo quello di regolamentare il fenomeno e non di criminalizzarlo, Anche nel suo recente intervento in occasione dell’assemblea di Confagricultura, il ministro Satanchè ha infatti rimarcato lo spirito che anima la proposta di legge”.
«Prima di fare una proposta di legge è mia abitudine ascoltare tutte le associazioni di categoria, perché sono coloro che sanno meglio di tutti quali sono i reali problemi. Ho ascoltato tutti i sindaci delle città metropolitane – da Firenze a Roma e Milano – per capire insieme quale era la soluzione. E ci dobbiamo rendere conto di due cose: la prima è che è una materia molto delicata. Se non ci fossero gli affitti brevi, non consentiremmo a nessun turista di poter pernottare e, quindi, questo è un problema. L’altro è che mancano gli alberghi in Italia e lo dobbiamo dire con chiarezza. Abbiamo circa un milione e 200mila camere: sono troppo poche rispetto alla richiesta di venire nel nostro Paese, motivo per il quale non si criminalizza il fenomeno ma si punta a regolamentarlo».
Il ministro ha infatti specificato: «Sugli affitti brevi un tema c’è: è il far west, perché non c’è una norma precisa, quindi nella nostra proposta, che spero vada presto in Parlamento, c’è innanzitutto il codice unico identificativo (Cin) perché ora ogni Regione ha il proprio codice identificativo e questo crea problemi. Vogliamo, invece, un codice identificativo nazionale, dove sarà facile capire quanti sono i letti a disposizione, perché non possiamo permettere che un turista arrivi in Italia pensando di affittare un appartamento con un certo numero di posti letto, che poi si dimostra non adeguato».
Santanchè prosegue rimarcando che l’impegno del governo è quello di «tutelare il turista che la proprietà privata, perché per noi quest’ultima è sacra. Se hai una o due case è giusto che opti per la cedolare secca perché quelle case, per esempio, avute in eredità aiutano ad arrotondare gli introiti di una famiglia, ma se hai dieci case, devi avere le stesse regole di chi fa impresa. Questa è la nostra proposta per regolamentare un settore che ha bisogno di essere normato. Ci tengo a sottolineare, visto che c’è stata una criminalizzazione delle famiglie che affittano le loro case, che lo fanno perché c’è una domanda. Se avessimo più alberghi anche questo fenomeno sarebbe diverso».
«C’è chi dice che lo spopolamento dei centri è dovuto agli affitti brevi: non credo sia così – sostiene il ministro – perché è un problema di cui parliamo da venti anni, sono altre le motivazioni. Continuare ad allargare le zone vietate al traffico crea disagi alle famiglie. Non sono per criminalizzare nessuno, ma per regolamentare. E mi auguro, come avevo promesso, che entro la fine di luglio la nostra proposta, che abbiamo adesso fatto circolare agli assessori del turismo e sindaci delle città metropolitane, abbia il suo iter parlamentare. Noi agiamo sulla tassazione: chi ha fino a due case, avrà la cedolare secca, mentre da tre case in su si deve adeguare al mercato imprenditoriale».
La nota si conclude sottolineando che «è utile, infine, specificare che nessuna delle riforme promosse dal ministro e dal ministero del Turismo è mai fatta contro o ad esclusione, ma è semmai vero il contrario, ossia che la collegialità e la sintesi derivante dell’ascolto è la cifra stilistica che caratterizza l’operato del dicastero».
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