Non una low cost, ma nemmeno un vettore tradizionale. Secondo il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, il futuro di Alitalia potrebbe essere un ibrido, sul modello di quanto avvenuto per Tap Air Portugal, «rinata sulle ceneri del suo fallimento, perché ha avuto una strategia chiara, con un livello di mercato chiaro che non si sovrapponeva a quello delle low cost».
Ma non è tutto. «Senza Alitalia saremmo costretti a elemosinare servizi ad altre compagnie», ha detto De Micheli nel corso di una intervista rilasciata a SkyTg24, sottolineando come la nuova situazione venuta a crearsi con l’emergenza Covid-19 può trasformarsi in opportunità concreta di ripresa.
«La nuova compagnia dovrà essere capace di alimentare il turismo incoming e pronta a trasportare i turisti che, una volta disponibile il vaccino coronavirus, si prevede torneranno a visitare il nostro Paese», ha proseguito la ministra.
Per questo nel decreto Rilancio la dotazione a disposizione della newco è salita a 3 miliardi di euro, che si sono aggiunti ai 600 milioni già stanziati con il decreto Cura Italia. Una cifra che da più parti ha fatto gridare allo scandalo, come nel caso dell’ex direttore del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore, Ferruccio De Bortoli, che ha sottolineato come si tratta di un importo superiore a quello destinato a un settore strategico come l’istruzione.
Qualche giorno fa poi, era stata la volta dell’economista ed esperto di trasporti, Andrea Giuricin, che aveva messo in evidenza come i 13 miliardi pubblici “raccolti” negli ultimi anni dall’ex- vettore di bandiera, sarebbero stati sufficienti per comprare Air France-Klm, Lufthansa, Norwegian, Sas, Finnair e Air Canada, tutte insieme.
Secondo la titolare del Mit, invece, un’Alitalia nuova di zecca resta strategica per «la sua capacità di essere la porta del turismo italiano e di essere strumento per riportare qui, il prima possibile, ora in sicurezza e in una modalità più normale quando arriverà il vaccino, milioni e milioni di turisti di qualunque target economico che vogliono vivere l’Italia e far ripartire quella filiera». Altrimenti, l’alternativa è di andare a «elemosinare ad altre compagnie aeree di altri Paesi di farci questo tipo di servizio, che verrà sempre in subordine rispetto alle opportunità che potranno offrire al loro stesso Paese».
Intanto, da parte dei sindacati arriva l’invito a fare presto. Pur apprezzando l’intervento del governo a favore della compagnia – «è chiaro che il vettore aereo gioca un ruolo determinante nell’intero sistema di mobilità del nostro Paese» – dice la Fit, occorre muoversi. “Mentre in Italia si prende tempo, le principali compagnie aeree europee pianificano il loro futuro e i loro Governi si preparano all’ingresso nel loro capitale. Invece noi cosa aspettiamo a dotare Alitalia di un management all’altezza e di un piano industriale degno di questo nome?”, si chiede la federazione che fa capo alla Cisl.