Passione e imprenditorialità ben coniugate fra loro possono fare la differenza: questo è uno dei concetti base che Graziano Debellini, presidente di Th Resorts, snocciola nel corso di una cena informale negli ambienti rinnovati del Planibel di La Thuile, una delle 32 strutture ricettive del Gruppo rilanciate in questa stagione. Debellini è un worker in progress, con tante idee in cantiere: una di queste è un tavolo tecnico con operatori e amministratori locali del Veneto, Trentino Alto Adige e Val d’Aosta, per avviare un vero e proprio «laboratorio sulla montagna estiva» per farne un modello di destagionalizzazione. Ed ecco che affiora la passione per la montagna abbinata alla testardaggine che ha guidato un’avventura manageriale iniziata oltre 40 anni fa all’ombra dell’Adamello con una casa-vacanze e sviluppata nel tempo con alberghi e villaggi. E Th Resorts oggi è una realtà ben diversificata con tante pedine sullo scacchiere.
Iniziamo dalle due tipologie di prodotto di riferimento: quali sono, oggi, le opportunità per la montagna italiano e com’è possibile ottimizzare anche il turismo balneare?
«È possibile cambiare la prospettiva per la montagna italiana e creare un circolo virtuoso per l’intera filiera che ottimizzi le strutture ricettive esistenti, rendendole fruibili in ogni periodo dell’anno. È la sfida della terza stagione. Del resto, a ben vedere, ogni stagione ha il suo target di riferimento: dall’inverno per gli sciatori – con una media di età passata dai 50 ai 35/40 anni – all’estate per le famiglie ed i giovani escursionisti, si possono allestire offerte anche nei mesi autunnali e primaverili, puntando su determinati bacini di target. E per il mare, che sia in Italia o all’estero, sono sostenitore della valenza che può avere la gestione diretta delle strutture che lanciamo sul mercato, per qualificare al meglio i servizi più idonei alla clientela di riferimento. Il plus è poi il contesto naturale».
Ma in generale, secondo lei, cosa è cambiato nella percezione di vacanza degli italiani dopo la pandemia?
«Sicuramente la lunga pausa forzata e l’impossibilità di muoversi in libertà con la pandemia, ha radicato negli italiani la convinzione che la vacanza è un bene irrinunciabile. Ne è la riprova la rapida e forte ripartenza già riscontrata nel 2021 e confermata con numeri da primato nell’anno in corso. La gente non vuole rinunciare a viaggi e vacanze, ma di fronte a questa esigenza vitale noi operatori che gestiamo l’offerta dobbiamo continuare a rispondere con qualità nei servizi e creatività nelle proposte. Da qui al 2026, tutte le previsioni tracciano crescite importanti per il turismo. Ebbene, dobbiamo saperle cogliere e interpretare».
E di fronte a questa evoluzione, su quali aspetti bisogna intervenire subito?
«Noi abbiamo individuato due priorità che sono l’intrattenimento e la ristorazione. Nel primo ambito occorre impegnarsi nei vari servizi all’ospite, dall’assistenza ai bimbi alle attività sportive e ricreative per i giovani; non a caso in Th Resorts abbiamo creato una apposita business unit. Riguardo all’area ristorativa occorre focalizzare l’attenzione sui cambiamenti nell’alimentazione del turista, adeguando menù, curando voci come le tipicità nella pasticceria e, contestualmente, colmare il deficit di personale che non riguarda solo gli chef in cucina ma anche i camerieri, combinando il tutto con attrezzature di qualità. Per questo ci stiamo avvalendo del contributo professionale di quello che può ben definirsi “ingegnere degli ingredienti”, Matteo Florian, il nostro responsabile del settore ristorativo. In altre parole stiamo cercando di interpretare al meglio la rivoluzione culturale in atto tra i nostri ospiti-clienti».
Il post-pandemia, paradossalmente, sta riproponendo il fenomeno dell’overtourism: quali soluzioni si potrebbero adottare?
«Dipende molto dalla logistica delle diverse destinazioni e dai contesti urbani in generale. Per me un efficace contributo verrà dalla rivoluzione digitale e dalla diffusione di app in grado di facilitare la regolamentazione dei flussi. Anche in questo caso occorre una efficace sinergia tra amministratori locali e operatori privati che gestiscono il movimento di ospiti».
E sul tema d’attualità della carenza di personale nella filiera turistica ci sono ricette valide anche per ottimizzare la formazione a beneficio del settore?
«Da tempo Th Resorts è impegnata con realtà universitarie per formare al meglio le figure professionali che l’intera filiera richiede da tempo. La Scuola Italiana dell’Ospitalità, fondata grazie a Cassa Depositi e Prestiti, e i percorsi avviati con Ca’ Foscari di Venezia sull’Hospitality Innovation e l’e-tourism dimostrano un costante impegno per forgiare i giovani con una professionalità in linea con le esigenze del mercato delle vacanze dei prossimi anni».
E quali sono le sfide che attendono l’immediato futuro della ricettività?
«Mantenere il giusto equilibrio tra i ricavi e i costi in costante crescita come quelli del food, dell’energia e del personale (per Th Resorts parliamo complessivamente di 7 milioni di euro l’anno) e adeguare l’offerta ai trend che cambiano: oggi non ci sono più vacanze monotematiche, ma pluriesperenziali, e quindi dobbiamo attrezzarci per soddisfare questi bisogni».