Anche gli sgravi per il comparto turistico fra le modifiche apportate dalla maggioranza al decreto lavoro all’esame del Senato. Si tratta, riferisce Il Sole 24 Ore, di emendamenti presentati da Fdi, che punta per le aziende del turismo a una Irpef al 10% e all’esonero dai contributi per i lavoratori del settore nei mesi estivi.
«In via eccezionale – si legge nell’emendamento firmato da Berrino, Russo, Satta, Zullo, Leonardi – al fine di assicurare la tutela produttiva e occupazionale delle filiere del turismo e garantire il reperimento della manodopera necessaria allo svolgimento delle relative attività, i redditi da lavoro subordinato corrisposti ai lavoratori dai datori di lavoro privati – appartenenti a specifici settori (alberghi, ristoranti, gelaterie, bar, cinema, teatri, taxi, parchi divertimento, piscine) nonché agenzie viaggi e tour operator – con riferimento ai periodi di paga di giugno, luglio, agosto e settembre 2023, sono soggetti a una imposta sostitutiva dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e delle addizionali regionali e comunali pari al 10 per cento e sono esonerati dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali, con esclusione dei premi e contributi dovuti all’Inail, per la quota a carico dei lavoratori».
In base all’emendamento il regime sarà applicato, «per l’intero anno 2023, ai redditi percepiti dai lavoratori del settore turistico-ricettivo per la prestazione di attività lavorativa nelle giornate di sabato, domenica e festivi».
Tra le altre modifiche della maggioranza, anche il contributo affitto. Riguarda, in sostanza, la reintroduzione della norma per corrispondere direttamente al locatore la parte del beneficio destinata per legge al pagamento dell’affitto. Un emendamento targato Cinque Stelle, invece, punta a prorogare sino a fine anno lo smart working per i lavoratori fragili, in scadenza il 30 giugno, sia nel pubblico che nel privato.
Il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, invece, ha presentato 40 emendamenti per contrastare la povertà, per un salario minimo legale e per favorire un lavoro stabile e dignitoso. L’obiettivo è il ritorno al «reddito di cittadinanza estendendolo ai single, alle donne vittime di violenza, a chi si trova in particolari condizioni di fragilità e disagio, fino al permanere delle condizioni di povertà. Introduciamo un salario minimo legale a 9 euro lordi l’ora e misure per favorire il lavoro stabile e dignitoso».