by Mariangela Traficante | 26 Marzo 2019 7:00
Partono dal “caso Milano”, protagonista di un incontro promosso dall’Istituto Europeo di Design (Ied) e dalla società di consulenza Competence, le considerazioni su come una destinazione e il suo ecosistema dovrebbe sfruttare al meglio le potenzialità digitali per il successo turistico.
Prendiamo la Cina, sempre sotto i riflettori: in casa Accor il programma per aumentare l’incoming coinvolge sia il fronte dei sistemi di pagamento, che quello dei contenuti in ottica Seo, mentre Airbnb ha capito di doversi prima guadagnare la fiducia in loco (con Aibiying) per poi riuscire a spingere i cinesi a usare l’home sharing anche all’estero. Fondamentale è il presidio dei touch point digitali, ma anche la semplificazione amministrativa su cui può venire in aiuto la blockchain.
E poi le nuove professioni: quelle indispensabili? Il reputation manager per esempio: la reputazione è ormai a tutti gli effetti parte della strategia di business e può incidere anche su quella tariffaria. In casa Accor è presente una sorta di destination manager che dà supporto alle strutture per migliorare le performance, ma anche un business analyst che sappia leggere i big data e analizzarli in modo verticale. Data science, esperti di interfacce e Ux sono invece di casa per Airbnb. Senza dimenticare le figure che nascono per colmare gap nei mercati di nicchia. Come il sail hunter di Sailogy, mandato in missione nei porti con l’obiettivo di verificare gli standard di qualità del prodotto inserito in piattaforma di noleggio imbarcazioni.
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