“Non ci sono le condizioni per l’offerta su Alitalia”: sono le parole contenute nella nota diffusa a chiusura del consiglio di amministrazione di Atlantia, che di fatto fa saltare la cordata salva-Alitalia guidata dal Gruppo Fs. A questo punto, infatti, venendo a mancare il socio di riferimento con il quale si sarebbe dovuta ripartire equamente la maggiore fetta di azioni (37,5%) nella Newco, vengono meno anche le condizioni oggettive di fattibilità per il salvataggio dell’ex compagnia di bandiera.
Ma non c’è solo la società del Gruppo Benetton a fare un passo indietro, con lei anche Lufthansa, che dopo settimane di indiscrezioni e rumors durante le quali da più parti il vettore tedesco era stato indicato come deciso a formulare un’offerta per dare vita alla Newco di Alitalia, dal consiglio di amministrazione svoltosi a Colonia non è arrivato nessun impegno preciso in tal senso.
«Abbiamo sempre detto che vogliamo prima vedere un’Alitalia ristrutturata, poi considereremo un investimento», ha ribadito l’amministratore delegato di Lufthansa Carsten Spohr, smentendo la possibilità che il vettore potesse arrivare a immettere nella nuova Alitalia fino a 200 milioni di euro.
«Non investiremo nell’attuale Alitalia, ma siamo interessati a essere un partner commerciale», ha aggiunto il manager a margine di una conferenza della Iata. «Per Alitalia, date le sfide del mercato europeo, è più importante avere un partner forte che trovare un investitore per l’ultimo 10% delle azioni».
Adesso quindi, in attesa della scadenza per le offerte vincolanti prevista per giovedì 21 novembre (da parte sua, il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli ha negato la possibilità di un’ulteriore proroga), una soluzione percorribile torna a essere quella di un consorzio in cui il ruolo del partner industriale verrà recitato dagli americani di Delta Air Lines.
Nelle ultime ore, stando a Il Messaggero, sarebbe arrivata a Fs una lettera del vettore che non solo avrebbe confermato l’impegno a investire fino a 100 milioni (per una quota vicina al 12,5%, con un capitale di partenza di 800 milioni), ma che avrebbe anche dato la disponibilità a rivedere il proprio piano industriale, in primo luogo aumentando il peso di Alitalia all’interno della joint venture transatlantica Blue Skies.
Intanto, mentre potrebbe ventilare l’ipotesi – mai accantonata secondo fonti vicine a Palazzo Chigi – di una provvisoria nazionalizzazione, e si fa strada la polemica sul versante conti generata da un’inchiesta del quotidiano NeXt che ha evidenziato una perdita giornaliera di 1,1 milioni di euro con l’aggravante di stipendi troppo onerosi per 48 manager toccando in qualche caso i 300mila euro annui, i sindacati di fronte a uno scenario così incerto sono già di nuovo pronti ad alzare la voce.
Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Trasporto aereo hanno proclamato uno sciopero nazionale di 24 ore venerdì 13 dicembre, per il protrarsi della crisi di Alitalia e per la situazione generale del settore.