Mai debutto fu più rumoroso di quello di Ugo Grassi. Al senatore avellinese dei Cinque Stelle, neofita di Palazzo Madama, il compito nella Commissione speciale di «aggiustare» lo schema di decreto per il recepimento della direttiva Ue sui pacchetti turistici. E l’ardire di inserire nel testo – approvato dai colleghi «ad ampissima maggioranza», tiene a sottolineare – una serie di passaggi mal digeriti dalle agenzie di viaggi. In primis quello sulla responsabilità solidale e sussidiaria, oltre all’ipotesi di eliminare il tetto del 25% sui servizi turistici integrativi venduti dagli alberghi. Due passaggi che hanno esposto Grassi a critiche feroci.
Senatore, niente male come esordio al Senato.
«Già. Però a Palazzo Madama mi sono sentito subito a mio agio. Sono professore ordinario di diritto civile (all’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, dove è anche direttore del dipartimento di Giurisprudenza, ndr), ma sono anche uomo delle istituzioni. Finalmente posso intervenire sulle leggi prima che queste siano approvate. E chissà, una volta entrato nella Commissione Affari costituzionali a cui sono stato assegnato, potrò iniziare a realizzare un mio vecchio sogno: semplificare il diritto amministrativo».
Intanto si è trovato a occuparsi di turismo. Conosceva già il settore?
«Ovviamente ho studiato il Codice del Turismo, lo conosco bene. Sarebbe sciocco pensare che la terra sia separata dal sistema solare. C’è un armonia di fondo nel diritto civile, gli ambiti sono collegati».
Come ha affrontato la direttiva pacchetti?
«Ho impiegato una settimana intera per comprenderla a fondo, ho scoperto una serie di strafalcioni giuridici che poi ho corretto. Passaggi criptici, che se fossero passati, sarebbero stati davvero pericolosi. Alla fine ho prodotto un parere che rende più chiara ed equa la normativa, riducendo la prospettiva di contenziosi».
Però ha introdotto la responsabilità sussidiaria, che per le agenzie è un duro colpo.
«Non capisco tanta preoccupazione. Il venditore, com’è previsto anche dal Codice del Consumo, è responsabile in modo solidale e sussidiario solo per per il rimborso totale o parziale del prezzo pagato dal viaggiatore. Non c’entra nulla con il risarcimento del danno da vacanza rovinata, che non è di sua competenza. Di fronte a questa norma, in fase di giudizio, il legislatore non potrà tacciare l’agente di corresponsabilità. Un pericolo, questo, che è stato sventato».
Rimborsare il viaggiatore non è cosa da poco…
«È solo un buffetto sulla guancia rispetto a quello che sarebbe potuto accadere. Tra l’altro se l’agenzia e il tour operator dovessero essere citati in giudizio, in caso di condanna il t.o. sarà tenuto a rimborsare la quota pagata dal viaggiatore. In tutti i modi, ripeto, ho solo introdotto una garanzia già esistente in altri ambiti che riguarda solo il prezzo del pacchetto e non si estende ai danni».
Vuole dire qualcosa alle agenzie?
«Selezionate tour operator seri, lavorate solo con chi è davvero affidabile. Così non avrete problemi di nessun tipo».
C’è poi il capitolo dell’estensione dei servizi integrativi venduti dagli hotel. Una bella vittoria degli albergatori. Le loro associazioni di categoria sono state più pressanti rispetto ai rappresentanti delle agenzie?
«Non ho subito pressioni di nessun tipo. Ho ascoltato tutte le parti e agito secondo coscienza, cercando di rendere il testo più chiaro ed equilibrato, anche sulla base delle mie competenze».
Adesso cosa succederà, potrebbe ancora cambiare qualcosa?
«Il parere è inoltrato al Consiglio dei ministri in due tranche: come “raccomandazione” nella parte che riguarda la responsabilità e la riduzione del termine di diritto di recesso; come “condizione” dove si parla di servizi integrativi venduti dagli hotel secondo prassi locale e dell’eliminazione del tetto del 25%. Su questi ultimi passaggi riscontriamo grande disponibilità da parte del governo. Certo, il punto di vista delle Commissioni è obbligatorio, ma non vincolante, e resta comunque in piedi la possibilità che la legge entri in vigore con parere contrario».
Tutto e il contrario di tutto.
«Esatto. L’Italia per certi versi funziona così. Ma, come le dicevo, avremo modo di cambiarla».