by Andrea Lovelock | 4 Aprile 2017 9:59
Manca poco più di un anno dall’arrivo della nuova direttiva Ue sui pacchetti turistici e la confusione è tanta, come la preoccupazione delle adv che si trovano a sciogliere dubbi su almeno tre insidie che l’Aiav, l’associazione italiana degli agenti di viaggi guidata da Fulvio Avataneo, ha illustrato, coadiuvato dal suo consulente legale Veronica Scaletta, nel corso di un incontro alla Bit di Milano.
La prima attiene la figura professionale del trader turistico, più volte menzionata nella direttiva: in Italia, con la competenza in materia turistica affidata alle Regioni, è successo che molte di queste hanno legiferato di tutto e del contrario di tutto, al punto che non è più chiaro se sia indispensabile dotarsi di un direttore tecnico, se esistano obblighi omogenei per la licenza di impresa di viaggi e via dicendo. Sarà essenziale capire come il legislatore nazionale recepirà taluni passaggi della normativa, ben sapendo però che, sebbene recepita, la stessa direttiva potrebbe venire interpretata in modo molto variegato dalle singole Regioni.
Il secondo punto riguarda le informazioni che l’agente di viaggio ha l’obbligo di erogare nei minimi dettagli per i servizi turistici già in fase di precompilazione del contratto di viaggio. Al consumatore-cliente è posto l’unico paletto di non aggravare, in eventuale sede di contenzioso, il grado di danno ricevuto. Ma chi lo stabilisca, e quale metro di misura si debba adottare, è un mistero.
Infine, la terza insidia è rappresentata dai cosiddetti servizi turistici collegati, ovvero quelli in grado di trasformare una semplice prenotazione-volo o vendita di camera d’albergo in pacchetto turistico. Qui la fantasia del legislatore europeo si è scatenata, creando una serie di casistiche che solo un esperto legale riuscirebbe a comprendere a fondo. Anche in questo caso, le combinazioni indicate dall’Ue su quei servizi che non possono essere considerati “collegati”, si prestano alla interpretazione dei vari legislatori nazionali. Un biglietto aereo abbinato a un biglietto d’ingresso al museo non è pacchetto turistico, mentre per un prodotto che ad esempio offre “Parigi con i Pink Floyd”, ovvero un volo con biglietto per assistere al concerto, è a tutti gli effetti un pacchetto perché quel concerto è considerato parte essenziale dell’offerta.
E ancora, la direttiva non si applica per le gite di un giorno, per viaggi organizzati al massimo due volte l’anno da associazioni ricreative e no-profit, per quei business travel disciplinati da un generale agreement tra agente e società.
Detto questo, accanto alle insidie ci sono però delle buone notizie per gli agenti di viaggi che attengono alla regolamentazione dei pacchetti online, finalmente equiparati a quelli offline, con specifici obblighi per quei trader che scelgono l’opzione della Rete per fare business, ai quali l’Ue impone gli stessi parametri di professionalità.
Altro punto-chiave riguarda la possibilità dell’organizzatore di applicare adeguamenti tariffari chiari, comprensibili e giustificati, ma anche l’eventuale abbassamento del prezzo in caso di calo dei costi.
A suonare la campanella per questa direttiva Ue ci sono anche tutte le altre associazioni di categoria, da Astoi a Fto, da Fiavet ad Assoviaggi, per i quali oltre all’urgenza di sedersi intorno a un tavolo convocato dal Mibact, per capire come le Regioni, che hanno competenza esclusiva in materia turistica, intendono muoversi in tale ambito. Le stesse sigle hanno sollevato il nodo dei controlli del rispetto delle regole, perché – come talvolta accade dalle nostre parti – in assenza di un serio approccio sulla vigilanza, le direttive europee rimangono disattese. E nel caso del turismo organizzato il rischio è davvero pesante perché si creerebbe instabilità in un mondo dove le imprese sono già in balia di variabili indipendenti, come il terrorismo, e di fragilità economiche che condizionano un sano sviluppo del settore.
In poche parole, tutti salutano con favore l’arrivo di questa direttiva che mette in riga la totalità degli attori, ma in molti c’è la paura che ancora una volta, per recuperare ritardi nell’applicazione, vengano adottate scorciatoie o peggio cattive interpretazioni a beneficio di quel mondo online fuori-regole che finora ha proliferato a danno della filiera tradizionale.
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