Dl Ristori, Gabriele Milani: «Tempi certi e ripartenza»
Dibattito continuo con il governo, per ottimizzare quanto previsto dal decreto Ristori a partire dai tempi di erogazione delle risorse stanziate. Fino alla ricetta per una pronta ripartenza in attesa del vaccino: «la riapertura dei corridoi internazionali, con protocolli condivisi, tamponi alla partenza e al ritorno, sono la chiave per tornare a lavorare», sostiene Gabriele Milani, direttore nazionale di Fto, che in un’intervista a L’Agenzia di Viaggi Magazine tocca i temi più caldi per il turismo organizzato, alle prese con un periodo assai lungo e complicato per via della pandemia.
Soddisfatto del decreto Ristori?
«Sì, lo sono. Nelle ultime settimane con i nostri interlocutori istituzionali si parlava di 500 milioni ma non era chiara la strada per ottenerli, forse attingendo dall’avanzo dei buoni vacanza inutilizzati oppure con i recovery fund. Queste modalità avrebbero probabilmente portato a liquidare le imprese nel 2021. L’incremento dei 400 milioni in questo decreto accorcia i tempi di erogazione, sicuramente entro fine anno, anche se l’ideale sarebbe entro il 15 novembre insieme alla tranche dei 245 milioni».
Su cosa vi state concentrando in questi giorni?
«Stiamo lavorando per beneficiare delle altre misure contenute nel decreto, dal credito di imposta sulle locazioni alla rata Imu. Non è un punto di arrivo e non pregiudica la possibilità di avere ristori anche sulla seconda parte dell’anno».
Da non sottovalutare il discorso ammortizzatori sociali…
«Con il prolungamento degli ammortizzatori sociali per il nostro settore, Aso e Cigd, sarebbe anche importante alzare i massimali per i trattamenti di cassa integrazione stabiliti dall’Inps per il 2020. Perché per i dipendenti è difficile sostenere la situazione per un periodo così lungo».
Quali riscontri state ricevendo dai vostri associati?
«La reazione immediata è stata negativa. Altri settori fermati dal dpcm hanno avuto una risposta più tempestiva rispetto alla nostra categoria ferma da febbraio, ma i confronti devono essere fatti in modo oggettivo. Tra il 200% del contributo di aprile e 400 milioni in più nel 2020 non ho dubbi su quale fosse la scelta migliore da fare. Qualcuno ha anche evidenziato che si sono limitati a darci il delta sul valore totale delle domande presentate a settembre, ma non so dove fosse scritto che avremmo ricevuto il 100%».
Anche perché fare un confronto con gli altri comparti non è semplice…
«È molto difficile. Per certo il nostro comparto è quello più colpito, e dopo aver perso un anno di lavoro le prospettive per il 2021 sono altrettanto negative. Ma ci sono attività che, a parità di crisi, hanno ricevuto molto meno. Anche nella filiera del turismo organizzato purtroppo ci sono situazioni di cui non si è tenuto conto, basti pensare alle imprese nate nell’ultimo anno, ai professionisti e alle società di servizi collegate al nostro mondo. Si tende a sottovalutare l’impegno e i sacrifici che determinate attività di rappresentanza sindacale comportano ma, grazie anche a una corretta informazione e comunicazione di quello che si fa, il contributo delle associazioni andrebbe maggiormente apprezzato e soprattutto supportato con un coinvolgimento diretto, che non si limita a pagare una quota associativa, ma si deve basare su un contributo fattivo dei soci, sulla partecipazione, sul confronto e la condivisione di idee e una progettualità comune, che porti valore agli imprenditori».
Fto infatti non si è mai fermata. Qual è il bilancio fino ad ora?
«Il lavoro svolto in questi mesi sta dando i primi risultati significativi. Un fondo specifico per agenzie di viaggi e tour operator, con prima 25 milioni, poi 245 e ora altri 400 milioni mi sembra un gran bel progresso. Abbiamo avuto forti difficoltà a far capire a livello istituzionale le peculiarità della nostra filiera. Il Manifesto per il Turismo ha aiutato ad accendere i riflettori su di noi, ma poi è servito un lavoro costante e capillare con tanti esponenti politici. Anche le manifestazioni di piazza promosse da Maavi sono state importanti, anche per riacquisire consapevolezza e senso di appartenenza della nostra categoria. C’è stato un grande lavoro di squadra con le altre associazioni, in particolare Astoi e Assoviaggi, e ora sta proseguendo con Aidit e Fiavet. Ma la strada è ancora lunga. In futuro dovremo compattare la filiera e aumentare il nostro peso politico e istituzionale, non solo a livello nazionale ma anche a livello regionale ed europeo».
Tra l’altro avete consolidato la presenza in Ectaa…
«Sì, abbiamo consolidato e rafforzato la nostra presenza in Ectaa, che rappresenta tutte le associazioni europee di tour operator e agenzie di viaggi, e consente un confronto diretto con gli altri Paesi e la possibilità di lavorare per rivedere le regole comunitarie nel mondo del travel, ormai troppo onerose per le nostre imprese e totalmente incompatibili con uno scenario Covid».
Ci si deve muovere su due fronti: resistenza e costruzione. Come mettiamo in piedi il nuovo futuro?
«Resistere vuol dire consentire a tutte le imprese della filiera di superare questo periodo terribile. Lo dobbiamo a chi ha costruito in tanti anni di attività un’impresa e oggi rischia di vedere vanificato un sogno, i propri risparmi e un impiego per sé e i propri collaboratori. Pagamento entro il 15 novembre delle domande presentate, proroga ammortizzatori, nuovi contributi, sgravi economici e contributivi sono il supporto economico e finanziario indispensabile per andare avanti e liberarsi anche della zavorra dei voucher. In parallelo non dobbiamo, però, fermarci ma trasformare questa drammatica situazione in un’opportunità. Durante i mesi di lockdown abbiamo portato avanti diversi progetti di formazione su temi di digitalizzazione e comunicazione sia aziendale sia personale: dobbiamo rimuovere le debolezze del modello già presenti anche pre-Covid e uscire più forti e preparati per affrontare nuovi scenari con un viaggiatore più attento a fattori diversi dal prezzo e, forzati da mesi chiusi in casa, una maggiore propensione ad acquistare e comunicare online».