Donne nel turismo: sì, ma non ai vertici. L’analisi del Mitur
In questa nuova stagione delle donne al comando nella politica – dalla premier Giorgia Meloni alla neo segretaria del Pd, Elly Schlein – l’8 marzo, consueta Giornata internazionale dei diritti della donna, ha il retrogusto della rivincita. Ed è proprio dal ministero del Turismo, anch’esso in un’inedita veste rosa con Daniela Santanchè alla guida e il suo stuolo di dirigenti e manager “con la gonna” (per quanto tale caratteristica valga ancora), che arriva uno studio che sulla domanda di lavoro al femminile nel settore turistico (qui la versione integrale). E i trend, seppur presi con le pinze, per una volta appaiono meno drammatici di un tempo.
Stando all’analisi elaborata dal Mitur sul fabbisogno delle imprese per l’anno 2022, basata sui dati raccolti dal sistema informativo Excelsior (Unioncamere-Anpal), emerge che, a livello nazionale, il 55% delle figure ricercate nel travel è di genere femminile, con particolare propensione a reclutamento di donne under 30. Ma tale fenomeno riguarda, per lo più, la ricerca di personale non qualificato, professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi, professioni esecutive nel lavoro d’ufficio.
Nota dolente la voce “dirigenti”, dove – rileva la ricerca – “sebbene la maggior parte delle figure professionali associate a profili dirigenziali non vengano messe in relazione al genere”, laddove la preferenza venga indicata, è spesso orientata al genere maschile (15%). La figura della donna, dunque, come testimoniato anche da analisi internazionali, resta tuttora “maggiormente collegata a professioni non qualificate”.
Altro dato rilevante: “al crescere della dimensione aziendale si affievolisce l’indicazione di preferenza di genere. Tuttavia, soprattutto nelle micro imprese (1-9 dipendenti) vi sia una preferenza verso il genere femminile”, constata la ricerca.
Nonostante evidenti problematiche, è positivo il commento del ministro Santanchè: «Valutiamo queste proiezioni con soddisfazione e miriamo a un trend di presenza femminile nel settore crescente per il futuro».
«Dobbiamo investire sempre di più sul potenziamento delle competenze e lo sviluppo di professionalità nel settore – aggiunge – Il governo è impegnato attivamente nel far fronte a questo fabbisogno, anche mediante le opportunità del Fondo per accrescere il livello e l’offerta professionale nel turismo».
Nel complesso, conclude Santanchè, «i fabbisogni manifestati dalle imprese ci fanno riflettere anche sul carattere di stagionalità che caratterizza il settore e che si manifesta in maniera predominante sulle figure professionali di genere femminile. Considerando i rapporti di lavoro subordinato è possibile osservare come le forme contrattuali tendenzialmente meno stabili (contratti di apprendistato, determinati, a chiamata) siano maggiormente comuni per le figure professionali femminili».
Un gap che in Italia (e non solo) è urgente colmare. I tempi, oggi, sono maturi affinché un equilibrio tra i generi sia raggiunto.