by Redazione | 16 Febbraio 2021 14:06
Il nuovo esecutivo guidato da Mario Draghi prenderà in carico anche il dossier Alitalia, uno tra i più scottanti e urgenti da risolvere. Mentre venerdì scorso è arrivato il via libera tecnico-politico per la cessione degli asset aziendali della società in amministrazione straordinaria, secondo la stampa nazionale ora il nuovo governo dovrà valutare tre ipotesi per salvare la compagnia aerea.
La prima soluzione sarebbe quella di velocizzare il processo per il nuovo bando scegliendo quali asset mettere a gara e quali no; la seconda prevede una forzatura rispetto ai dettami dell’Unione europea ovvero l’invocazione dell’interesse nazionale e quindi il passaggio diretto[1] dei complessi aziendale da Alitalia in a.s. alla newco Ita. La terza, infine, prevede, la nazionalizzazione pura: lo Stato acquisirebbe gli asset assorbendo anche i debiti di cui Alitalia è portatrice nei confronti del ministero del Tesoro.
Allo stesso tempo alcune indiscrezioni suggeriscono che potrebbe anche spuntare un’ulteriore tentativo di liquidare definitivamente la compagnia (soluzione che troverebbe il favore del nuovo inquilino del Mise, Giancarlo Giorgetti, ndr) lasciando al mercato il compito di sostituire la compagnia di bandiera grazie agli investimenti delle compagnie low cost (Ryanair, easyJet, Wizz Air) sul corto medio raggio e delle legacy sul long haul (Air France, Lufthansa, Iag, Emirates, American e Delta).
Ma secondo il Corriere della Sera, alcuni tecnici dei tre ministeri interessati (Trasporti, Sviluppo Economico e Tesoro) avrebbero sottolineato come per lo Stato sarebbe più costoso chiudere Alitalia (le due società, l’amministrazione straordinaria e la newco) che tenerla aperta a causa delle minori entrate (imposte e contributi) e dei costi di protezione sociale rispetto agli esuberi e alla crisi dell’indotto.
“Lo Stato dovrebbe sborsare, in termini di welfare e scivoli pensionistici, almeno 470 milioni di euro. E questo senza considerare l’indotto, qualcosa come altre 10-12 mila persone e le ricadute sugli aeroporti e i loro gestori”, sottolinea Il Corsera. Inoltre, sarebbero sacrificati i servizi di continuità territoriale, le direttrici nazionali rilevanti e, soprattutto, le rotte a lungo raggio dirette (le più profittevoli) che i big dei cieli che subentreranno ad Alitalia potrebbero decidere di operare con scalo sugli hub internazionali europei.
Intanto, però, la situazione economica attuale resta in bilico: il commissario Giuseppe Leogrande chiede almeno altri 150 milioni di euro per portare avanti la compagnia ancora per qualche mese: la newco Italia Trasporto Aereo resta alla finestra cercando di capire tempi e modi di un’eventuale decollo tra maggio e ottobre dell’anno in corso che sbloccherà anche i circa 3 miliardi di dotazione pubblica; e l’Antitrust Ue ha aperto due indagini su presunti aiuti di Stato all società in amministrazione straordinaria per 1,3 miliardi di euro.
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