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Aga Khan addio: la Sardegna
(rim)piange il suo principe

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Piangono i Quattro Mori. Perché il quinto, Karim Aga Khan IV, non c’è più. È scomparso martedì a Lisbona, a 88 anni, il magnate che ha fatto la storia del turismo in Sardegna, isola che ha dichiarato per oggi il lutto regionale.

Principe-galantuomo, imam-visionario, di lui si è detto e scritto di tutto di più. Perché fu sua l’idea, sei decadi fa, di acquisire prima due terreni nel nord-est sardo e da lì fondare Porto Cervo, per poi trasformare un luogo vergine e incantato nella destinazione dei Vip: ovvero la Costa Smeralda.

Quello che l’Aga Khan fece fu impiegare materiali galluresi, come il granito e il legno, per imprimere uno stile tutto sommato autentico a una meta di fatto artificiale, combinando il lusso con l’intenzione – da più parti contestata (pace all’anima sua) – di rispettare l’ambiente. Non solo. Il pallino di Karim era anche favorire l’approdo sull’Isola, tanto da far costruire prima un porto e poi uno Yacht Club; fondare in seguito la compagnia aerea Alisarda (poi Meridiana, poi Air Italy) e dargli una casa nel nuovo aeroporto di Olbia-Costa Smeralda, da lui stesso finanziato.

L’AMICIZIA CON IL CONTE

Per questo, nonostante le ampie e documentate argomentazioni dei detrattori, la Sardegna lo ha sempre rispettato. E ora ne piange la morte, riversando le lacrime in quel mare cristallino che lo abbagliò da ragazzo, al tempo delle vacanze con Luigi Donà Dalle Rose, colui che negli stessi anni fondò Porto Rotondo.

Amici con una comune visione imprenditoriale, che il conte veneziano – raggiunto ieri da La Nuova Sardegna nel giorno del suo 86° compleanno – ricorda così: «Io venivo qui con la barca di mio padre. Era la fine degli anni Quaranta. Anche lui frequentava questi luoghi ben prima della Costa Smeralda, quando non era ancora l’Aga Khan. Ricordo che aveva acquistato le isole di Mortorio e Soffi che poi aveva donato allo Stato. Era fatto così, una persona straordinariamente generosa e con una visione dell’isola che considerava l’aspetto economico, ma anche quello della tutela ambientale. Già allora, quando di ambientalismo non si parlava».

IL GUSTO DEL BELLO E LA RINUNCIA ALL’ORO

Sebbene si dividesse tra jet e yacht, e il suo patrimonio stimato fosse di 13 miliardi di dollari, Karim al-Hussaini ha sempre rispettato il “pilastro” islamico della zakat, ovvero la ”carità obbligatoria”. Nella sua visione religiosa, infatti, cotanta ricchezza l’aveva ricevuta in dono da Allah, per cui non poteva che condividerla in una certa misura con la comunità.

E non solo. Persiano d’elezione, ginevrino di nascita, italiano e portoghese d’adozione, principe Karim nei panni dell’Aga Khan (49esimo imam dei musulmani ismailiti) ci è stato talvolta stretto. Tanto da interrompere la tradizione che lo avrebbe voluto ogni anno a Karachi, in Pakistan, con turbante e scettro incastonati di pietre preziose, presiedere la cerimonia dei nizariti durante la quale i suoi seguaci gli avrebbero dovuto corrispondere tanto oro, platino e diamanti quanto era il suo peso.

LA LEGGENDARIA “102”

Detto questo, all’ultimo discendente di Maometto il lusso – o più esattamente il bello – piaceva eccome. Lo dimostra la leggendaria “120”, la stanza che era solito occupare da giovane al Cala di Volpe a Porto Cervo, hotel da lui stesso costruito a regola d’arte. Al suo interno un mondo magico con le cartine della Sardegna d’un tempo sulle pareti, testi storici in francese, la testiera del letto in tessuto sardo e una grande finestra affacciata sul suo grande amore: il mare.

L’ISOLA IN LUTTO

Un amore corrisposto, appunto. Tanto da essere stato riconosciuto cittadino onorario di Arzachena e Olbia e tanto da indurre l’attuale governatore Alessandra Todde a decretare per oggi il lutto regionale, sottolineando quanto Karim Aga Khan IV abbia «valorizzato» la Sardegna, mettendo in piedi «un modello di sviluppo virtuoso per un territorio e un’isola intera: la Costa Smeralda è stata infatti pensata come una destinazione turistica quando questo concetto era ancora di là da venire».

E non è tutto per Todde: «Il principe ha investito personalmente creando un sistema completo, fornendo un territorio di infrastrutture strategiche come un aeroporto, un porto e addirittura una compagnia aerea, producendo sviluppo e posti di lavoro, senza chiedere sontuosi denari pubblici. Un modello di sviluppo molto distante dalla speculazione che abbiamo visto in altri settori».

L’INCONTRO A ZANZIBAR CON POMPILI

Preziosa la testimonianza di un pioniere del turismo organizzato, il fondatore di Veratour Carlo Pompili, che in Sardegna gestisce alcuni dei suoi villaggi di punta: «Lo conobbi a Zanzibar, circa 25 anni fa. Me lo presentarono nel corso di un evento organizzato in un suo storico hotel, il Serena di Stone Town – ci racconta – Quello che mi sorprese fu il suo atteggiamento semplice, da normale cittadino. Lo credo bene che i sardi lo rimpiangono, ha fatto cose eccellenti per l’Isola».

PASSAGGIO DI TESTIMONE

E se dalla prole putativa – ovvero il Consorzio Costa Smeralda e Smeralda Holding – giungono parole di commozione, di vicinanza alla principessa Zahra e la promessa di proseguire nel lavoro del “padre”, il vero figlio Rahim al-Hussaini si appresta a prendere il timone dell’Aga Khan Development Network e accogliere il titolo di Aga Khan V, come da testamento del genitore.
Come si muoverà il “sesto moro” lo vedremo. Una cosa è certa: far meglio del papà sarà difficile, se non impossibile.

Foto dal sito ufficiale della Regione Sardegna
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