Il 22.02.2022, raro palindromo in calendario, sarà ricordato almeno per due ragioni. Una di pace, l’altra di guerra. Da un lato la riapertura dell’Italia al turismo internazionale, con l’ordinanza che da marzo abolisce la quarantena per i rientri dai Paesi extra Ue; dall’altro i carri armati di Vladimir Putin sull’Ucraina e le sanzioni di Usa e Usa imposte alla Russia. Come se il Covid avesse passato il testimone a un’altra emergenza globale, che ci auguriamo rientri quanto prima.
Nel frattempo, una cosa è certa: il travel russo, in entrata e in uscita, faticherà a ripartire. Su questo tema interviene per primo Assoturismo che ne stima la perdita in termini numerici: “Nel 2019, prima della crisi Covid, il turismo russo in Italia generava circa 1,7 milioni di arrivi e 5,8 milioni di presenze – scrive in una nota l’associazione che fa capo a Confesercenti – Una quota considerevole della domanda turistica nel nostro Pease che, con l’apertura delle frontiere anche ai viaggiatori dotati di solo green pass base, si sperava di recuperare, ma che è messa a rischio dalla crisi Ucraina”.
Gli effetti, secondo la sigla, si sentiranno già nella primavera: “Il 24 aprile cade la Pasqua ortodossa, che solitamente genera in Italia 175mila pernottamenti di turisti russi e quasi 20 milioni di euro di fatturato per le attività ricettive. Presenze che, probabilmente, non si concretizzeranno sull’onda delle tensioni internazionali. Sarebbe un colpo pesante per il turismo italiano e un motivo in più – anche se certamente non il più importante – per sperare che la crisi si risolva”.
L’aspetto (collaterale, s’intende) legato all’economia turistica è affrontato anche dall’agenzia di stampa Interfax, che riporta l’allarme della Rst, l’Unione russa dei tour operator. Secondo la sua portavoce Irina Tyurina le vendite dei tour all’estero in Russia sono scese dopo che Putin ha annunciato il riconoscimento delle Repubbliche separatiste del Donbass.
«Negli ultimi giorni – ha affermato – il volume delle prenotazioni è diminuito del 20-25% e il calo si verifica sia nel sud della Russia che a San Pietroburgo e Mosca. I turisti hanno paura di viaggiare all’estero, hanno paura che la Turchia possa chiudere le frontiere, perché non è del tutto chiara la posizione delle autorità locali su questo tema».
Sullo sfondo permangono, poi, una serie di incognite, che vanno dall’ottenimento dei visti europei ai problemi con i sistemi di pagamento internazionali, fino all’indebolimento del rublo e al conseguente aumento dei prezzi dei viaggi. Senza dimenticare il tema, annoso in pandemia, del vaccino russo Sputnik anti Covid, non approvato dall’Ema e per cui organismi come Federturismo premono affinché ne sia riconosciuta la validità.
Le sanzioni, come maldestramente anticipato da Josep Borrell, Alto rappresentante Ue per la Politica estera, in un tweet di ieri poi rimosso, potrebbero poi colpire proprio i “preziosi” big spender russi: per loro “niente più shopping a Milano”, né “feste a Saint-Tropez o diamanti ad Anversa”. Con buona pace di chi, su di loro, ha sviluppato cospicui business.