Passi il sacrificio natalizio, ma le nuove misure anti Covid sono – per il comparto sciistico – la mazzata definitiva con il niet agli spostamenti tra regioni e l’ipotesi che slitti ancora la riapertura degli impianti. «Il rischio che salti l’intera stagione è più che mai reale – afferma Valeria Ghezzi, presidente dell’Anef, associazione nazionale che riunisce i gestori funiviari – E questa è una vera tragedia perché per noi c’è anche il dopo. La nostra ripartenza sarà solo il prossimo Natale».
Grezzi definisce quella che stiamo vivendo «una débacle senza precedenti, non solo per noi, ma per tutti i lavoratori». Per questo lancia «un appello al governo affinché pensi ai ristori di questo settore così particolare».
«Gli impianti a fune – sottolinea ancora la presidentessa all’Ansa – sono un settore che comincia a lavorare ad aprile-maggio in vista della stagione che parte a dicembre. Abbiamo quindi lavorato otto mesi con delle spese. Parliamo di aree che si sviluppano su tanti ettari. Noi continuiamo a spendere tuttora. Queste sono considerazioni che il governo dovrebbe portare avanti, così come hanno fatto Oltralpe, dalla Francia all’Austria».
L’ALLARME DELLE REGIONI. È il Veneto a tirare le fila di una protesta sempre più accesa tra gli operatori del turismo montano, messi in ginocchio dalla chiusura forzata delle festività e dal sempre più probabile slittamento della data di riapertura dei comprensori sciistici a fine gennaio se non addirittura ai primi di febbraio.
E proprio a fronte di questo scenario, c’è stato un incontro tra i rappresentanti delle Regioni alpine, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Abruzzo e le Province autonome di Trento e Bolzano, durante il quale è emersa l’esplicita richiesta al Governo di assumere impegni seri ed erogare ristori consistenti e proporzionati alle perdite subite.
È l’assessore della Regione del Veneto, Federico Caner, a riassumere i contenuti dell’incontro in videoconferenza della Commissione Turismo della Conferenza delle Regioni e Province Autonome: «Per comprendere il danno che lo stop ulteriore al settore potrebbe determinare – ha dichiarato Caner – è sufficiente ricordare che da soli gli impianti di risalita producono un indotto di 60 milioni di euro, mentre l’intero indotto turistico invernale vale circa 1 miliardo di euro».
Nel corso della riunione è stato approvato anche il protocollo che ora dovrà ottenere il via libera del Comitato Tecnico Scientifico per lo svolgimento in sicurezza delle attività sciistiche.
«Si tratta di un lavoro coordinato che stiamo facendo – ha spiegato Caner – per far sì che, compatibilmente con le misure antiCovid, la stagione invernale, tutt’oggi ancora al palo, non sia definitivamente pregiudicata. E seppur il testo approvato dalla commissione rappresenti un passo avanti, rimane da definire chiaramente al più presto se, quando e dove questa potrà iniziare. Di qui le richieste al governo di individuare una possibile data certa per l’apertura e assicurare comunque finanziamenti solleciti e adeguati a ristori delle perdite di fatturato patite da tutte le aziende della filiera. Le Regioni confermano la massima disponibilità alla collaborazione per trovare una soluzione condivisa e immediata».