Circa 3 milioni di euro per violazioni in materia previdenziale e assicurativa. A tanto ammonta la multa inflitta a easyJet per una vicenda che riguarderebbe 500 tra suoi piloti e assistenti di volo, a cui non sarebbero stati pagati i contributi.
Secondo il Gruppo ispettivo centrale dell’ispettorato nazionale del lavoro, la compagnia low cost inglese, avrebbe commesso errori nei versamenti verso i lavoratori. Risultato: è emerso, stando a una nota del Gic, ”il mancato assoggettamento a contribuzione di somme corrisposte erroneamente a titolo di “indennità di volo” a piloti e assistenti”. Gli accertamenti, iniziati a marzo 2019, e che per il momento hanno riguardato il solo periodo dal 1° maggio al 31 dicembre 2014, sono destinati a proseguire anche per le annualità successive.
LA COMPAGNIA PREPARA IL RICORSO. Immediata la replica di easyJet che si è detta sorpresa “dal contenuto del provvedimento ispettivo relativo al trattamento previdenziale delle cosiddette indennità di volo, perché contraddice una norma consolidata da oltre 30 anni, le migliori prassi del settore e le indicazioni ricevute in precedenza dalle autorità fiscali italiane. Siamo convinti della correttezza del nostro operato, che tra l’altro è in linea con i migliori standard delle compagnie che operano in Italia, e pertanto faremo ricorso nelle sedi opportune confidando che la nostra interpretazione sarà confermata in giudizio”.
Come si ricorderà, un’analoga vicenda aveva coinvolto qualche mese fa anche la più diretta concorrente di easyJet, ovvero Ryanair. Nello specifico, secondo l’ispettorato del lavoro, nel corso di tutto il 2014 il vettore irlandese si sarebbe avvalso delle prestazioni di circa 600 unità di personale dipendente da sei società, peraltro registrate come società di trasporto aereo senza averne i requisiti, “violando la normativa sulla corretta commisurazione degli imponibili contributivi relativi all’indennità di volo, sulle somme dovute e non versate al Fondo Tesoreria Inps, sulle somme dovute per le mensilità aggiuntive e 13ª mensilità”. Le somme ascritte a debito ammontavano, per gli ispettori, a oltre 9 milioni di euro.