Operazione ecommerce per il turismo organizzato italiano, che nell’era post Covid raccoglie definitivamente la sfida della digitalizzazione e lancia sul mercato una serie di nuove soluzioni per conquistare (o riconquistare) una gran fetta di consumatori che oggi predilige la comodità e la velocità del commercio online.
«Vedere un network che apre un canale ecommerce può sembrare una mossa che va contro le agenzie, ma chiaramente non è così – ha dichiarato Isabella Maggi, director marketing and communication di Gattinoni, che a inizio aprile ha mandato online il suo Gattinoni Travel – Il prodotto messo a punto è accessibile a qualsiasi ora, le agenzie non avrebbero mai potuto aprirsi una piattaforma simile da sole. Questo strumento vuole consentirgli di essere sul territorio h24, riacciuffando quei consumatori che oggi frequentano altri siti del travel. Con Gattinoni posso andare sul sito web della mia adv, comprare il mio viaggio, finalizzare il pagamento e avere la certezza che il giorno dopo posso avere l’assistenza professionale, in termini di perfezionamento dell’acquisto, di un consulente senza aver perso la transazione».
Stessa linea per Alpitour, che a dicembre ha avviato il progetto Twin (acronimo di Trade & Web Integrated Net) andato live, anche qui, a inizio aprile. Un salto digitale che punta a «superare la visione divisiva e conflittuale tra online o offiline», aveva anticipato al nostro giornale il direttore generale tour operating Pier Ezhaya.
«Twin offre agli utenti la possibilità di raccogliere le informazioni online e poi scegliere, eventualmente, l’adv con cui concludere l’acquisto o confrontarsi più approfonditamente – ha spiegato Paolo Meroni, chief revenue & digital officer di Alpitour – I clienti possono fare tutto online o completare in agenzia. Ovviamente se il cliente decide di restare sul web la sua esperienza deve essere simile a quella che vive sui siti di travel ecommerce che tutti conosciamo. E l’approccio sul pagamento deve essere ampio, deve offrire varietà per essere competitivi».
Quanto all’ecommerce, ha continuato Meroni, «stiamo lavorando molto con Alpitour ed Eden, appena avremo raggiunto la dovuta solidità andremo anche su Turisanda. Importante sarà continuare a investire nella fase iniziale della customer experience online, perché siamo convinti che questo possa premiarci. Investire molto nella parte ispirazionale porterà vantaggio alle agenzie».
In soccorso alla svolta ecommerce del turismo organizzato arriva Scalapay, specialista del metodo di pagamento definito buy now pay later, che in sostanza dà la possibilità di acquistare un prodotto o un servizio e pagarlo in tre rate. «La nostra è una soluzione omnicanale, che accompagna il consumatore in tutte le sue esperienze – ha commentato il direttore travel Matteo Ciccalé – Scalapay aiuta i venditori a intrattenere il rapporto con il consumatore finale, alleggerendo la fase di acquisto e incentivando la conversione. Oggi in Australia, pioniera del buy now pay later, il 25% delle transazioni avvengono con tale modalità. Oggi il payment credo sia la quinta p del marketing».
Ma per condurre al meglio la svolta ecommerce di adv e t.o. ci vuole formazione: «Sono stati anni in cui ci siamo incontrati a fatica – ha detto Isabella Maggi – Siamo partiti con l’iniziativa Academy e tra i formatori hanno un ruolo cruciale quelli responsabili della comunicazione, per capire meglio questo nuovo approccio messo in campo. È urgente formare gli agenti su come comunicare e sul marketing, sulla tecnologia e sul digital. Oggi i proprietari stanno tornando in agenzia, e devono comprendere il peso di presidiare gli strumenti digitali, comprese le piattaforme social. Anche qui, ad esempio, interveniamo con contenuti già pronti e centralizzati».
Parola d’ordine differenziazione, sempre e comunque. «Bisogna lavorare sul particolare – ha sottolineato Dario Ricchiari, direttore commerciale Easy Market – Il marketing resta centrale e bisogna specializzarsi molto. Fondamentale la collaborazione tra partner per facilitare i processi, anche se l’ambito tecnologico resta il più semplice con cui competere. In realtà la parte complicata è quella che sta nella testa delle agenzie, nella loro professionalità».
Il white label? Per Roberto Di Leo, founder e ceo di eMinds, «sono sempre stati un fallimento. Per un’agenzia che fa della territorialità il suo punto di forza faccio fatica a pensare che il cliente parta online per poi dopo ritornare. Magari, però, le condizioni attuali sono divere, ma per me la vera sfida è quella di capire come la tecnologia posso esaltare la consulenza, migliorando consigli e proposte».