Condividiamo la maggior parte delle analisi di Roberto, ma la stima che abbiamo per lui ci consente di avanzare alcune osservazioni.
Cominciamo dai tour operator. Quasi tutti i tour operator italiani sono il frutto dell’iniziativa di dinamici piccoli imprenditori, spesso a carattere familiare. Questo perché all’inizio dell’era industriale del turismo (anni ’70 e ’80 dello scorso secolo) alcuni grandi Gruppi che pensarono di intervenire con i loro top manager non avevano capito nulla delle peculiarità del mercato italiano: piccolo, frammentato, a basso valore aggiunto e con la domanda che trovava semplice rivolgersi, invece che al tour operator, direttamente ai fornitori primari (hotel, spiagge, montagne), relativamente vicini. Così le prime iniziative dei grandi gruppi nel turismo (Fiat/Ventana, Fininvest, Viaggi Mondadori e altri) andarono a sbattere e il mercato restò ai piccoli impenditori. Più fortunati furono i grandi t.o. nati nel centro-nord Europa, laddove i flussi erano più consistenti e strutturati: le grandi masse lavoratrici delle aree metropolitane industriali che dovevano fare le ferie, e la lontananza dai luoghi di vacanza che richiedeva per forza un organizzatore. Così nacque il primo turismo industriale di massa in Europa ed ebbe come principale destinazione le grandi nuevas urbanizaciones spagnole.
Ma oggi dopo 50 anni di storia economica molte cose sono cambiate. In epoca di società post industriale e di internet il tour operator generalista fatica sempre più a imporre alla domanda il proprio valore aggiunto (e i suoi prezzi). Quando ci riesce è grazie ai soliti piccoli e intraprendenti imprenditori familiari che sanno fare gli artigiani (nel senso migliore del termine), cioè con flessibilità, inventiva e tempi di reazione zero. Ma attenzione a non diventare troppo grandi: in questo settore non ci sono le condizioni per creare economie di scala industriali, se sei una grande industria con troppi costi fissi e gestisci attraverso i manager, per bravi che siano, anche se ti chiami Kuoni e Hotelplan vai fuori mercato.
Dove invece si può fare economia di scala, ma a costo di grandi costi fissi ed enormi investimenti, è sul controllo del prodotto ed allora ecco che Alpitour, Costa Crociere e MSC (i primi tre t.o. italiani per fatturato), anche se nati in origine da imprenditori familiari, oggi sono tutti grandi Gruppi internazionali gestiti da manager. Gli altri piccoli e medi imprenditori incentrati sul controllo del prodotto (cioè i villaggisti) hanno dovuto mollare ai grandi Gruppi o uscire di mercato. Storia degli ultimi 20 anni. A questa regola sfuggono attualmente solo due imprese, Eden e Veratour, e quindi tanto di cappello a questi due imprenditori familiari veramente “con gli attributi”.
In conclusione mi sentirei di attenuare la valutazione di Roberto: nel tour operating italiano convivono sia imprenditori familiari, che grandi Gruppi gestiti da manager, dipende dalle situazioni, dal tipo di azienda e di prodotto. Ma è così in generale in tutta l’economia italiana, anche fuori dal turismo. Nel prossimo numero del 10 novembre diremo la nostra sulla governance delle agenzie di viaggi e dei network.
Potete trovare questa Newsletter su L’Agenzia di Viaggi e inoltre sul nostro portale, corredata con gli articoli di Roberto Gentile.
Enrico Scotti, founder F. Scotti & Partners & ADVManager
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