A distanza di quasi tre anni dall’inizio della pandemia da Covid-19 si stilano i primi bilanci a medio termine dei danni causati al settore del trasporto aereo. E l’analisi del consorzio britannico Cirium è impietosa: l’intero settore ha perso circa 220 miliardi di dollari da inizio 2020 fino a tutto il primo semestre di quest’anno. Perdite che hanno continuato a pesare sui conti dei grandi Gruppi internazionali, visto che solo nel 2021 il rosso totale è stato di 42 miliardi di dollari, mentre nel primo semestre di quest’anno le perdite avevano già raggiunto i 15 miliardi.
Secondo il report di Cirium – che ha preso in esame i bilanci delle compagnie aeree di tutto il mondo dall’inizio della pandemia fino alla fine di giugno 2022 – il settore statunitense è avviato a tornare alla redditività nel 2022 (+5% rispetto al 2019), con Delta Air Lines che ha già recuperato il primo posto nella classifica del primo semestre; mentre le perdite sembrano aggravarsi in Cina, che sta frenando la ripresa dell’intera regione Asia-Pacifico. In Europa, invece, a fine anno dovremmo raggiungere il 955 dei livelli rispetto al pre-Covid.
Nel complesso, le compagnie aeree si sono trovate a fare i conti con entrate dimezzate nel 2020, ridotte al 40% lo scorso anno e ancora in sofferenza nella prima paerte dell’anno in corso, anche se entro fine 2022 potrebbero raggiungere l’agognato break even point.
«Il rosso sta iniziando a diminuire progressivamente e questo è un buon segnale – ha sottolineato il ceo di Cirium, Jeremy Bowen – Nel 2020 il settore ha dovuto affrontare perdite per 160 miliardi di dollari. La situazione non è stata omogenea in tutto il mondoed è ancora più evidente ora, in una fase di recupero corposo. Allo stato attuale a livello globale i vettori dovrebbero chiudere l’anno con volumi pari all’80% rispetto al 2019, ma questo risultato sarà raggiunto grazie a due aree su tutte: gli Stati Uniti e l’Europa».