Un tonfo epocale quello di Airbnb dovuto alla crisi da Covid-19. Se la pandemia in corso sta mettendo a dura prova tutto il settore del travel, il colosso di San Francisco è uno dei player (insieme alle grandi Ota, ndr) che sta soffrendo più di tutti. Così Brian Chesky, amministratore delegato e co-fondatore di Airbnb, ha annunciato il licenziamento di 1.900 dei 7.500 dipendenti totali dell’azienda, pari al 25,3% della forza lavoro. Il prossimo 11 maggio, quindi, sarà l’ultimo giorno di lavoro per numerosi dipendenti in tutto il mondo della piattaforma per gli affitti brevi di stanze e appartamenti privati.
I prodotti più colpiti dal ridimensionamento sono quelli su cui Airbnb stava facendo maggiori investimenti e sviluppi: Transportation, Airbnb Studios, Hotels e Luxe (dedicato al lusso).
«Le previsioni per quest’anno dicono che i guadagni saranno meno della metà di quelli del 2019», ha confermato Chesky nella lettera inviata ai dipendenti e riportata dal Wall Street Journal. A questo punto, anche il debutto in Borsa di Airbnb è rimandato a data da destinarsi.
L’azienda di San Francisco ha fatto sapere, inoltre, che i dipendenti statunitensi licenziati riceveranno una buonuscita di 14 settimane di stipendio con l’aggiunta di una settimana di stipendio per ogni anno lavorato da Airbnb e riceveranno anche dodici mesi di assicurazione sanitaria.