Cara, carissima, energia. E anche stavolta tra i settori più colpiti c’è il turismo, nonostante l’uscita odierna dallo stato di emergenza da Covid che avrebbe dovuto essere vissuto dal travel come una vera rinascita. Ma la ripartenza, lo abbiamo scritto più volte, è stata certamente rallentata dalla guerra in Ucraina.
Torna sul tema il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli. «Le famiglie italiane – afferma preoccupato – hanno già ridotto drasticamente i consumi per turismo e cultura a causa della pandemia. Ora questi risentiranno degli effetti del conflitto e dei rincari delle bollette. Occorre un’operazione fiducia per le imprese attraverso l’aumento dei fondi emergenziali e la proroga delle moratorie bancarie e fiscali. E occorre farlo subito perché il sistema non può reggere una situazione di crisi continua».
Stando ai dati Radar Swg e all’Osservatorio Confturismo Confcommercio di marzo, gli italiani hanno già ridotto le spese per turismo e cultura: almeno il 60% degli intervistati dichiara di avere già modificato le proprie abitudini di acquisto.
Il primo dato allarmante, pur se in controtendenza con le notizie che arrivano dai booking di alcuni operatori, riguarda Pasqua: 8 milioni gli italiani intenzionati a partire, ma solo 4 hanno prenotato. Guardando alle scelte di viaggio, sempre caute, prevalgono gli spostamenti brevi e all’interno della regione di residenza per la metà dei vacanzieri; probabilmente un solo pernottamento e spesa nell’ordine dei 200 euro a persona tutto incluso, mentre solo il 6% opterà per mete estere, contro il 13% del 2019.
A guidare la voglia di vacanza ci sono forti motivazioni, però: prime fra tutte, il bisogno di “stare in relax con la propria famiglia” o vivere un’esperienza di “arte e cultura”, anche solo visitando una città d’arte o un borgo.
Aumentano, poi, i soggiorni nelle seconde case, scelte quest’anno da 5 italiani su 10 (erano il 40% nel 2019), mentre l’altra metà opterà per una struttura ricettiva.
Sul fronte spesa, 4 intervistati su 10 dichiarano che si attesteranno sui livelli dello scorso anno, mentre 2 su 10 spenderanno addirittura tra il 10% e il 25% in meno. Anche in vista dell’estate c’è ancora una certa preoccupazione, considerato che 8 intervistati su 10 dichiarano che o rinunceranno a partire o ridurranno i giorni e le spese per le vacanze. Ma non è di certo detta ancora l’ultima parola.