Effetto The White Lotus dalla Sicilia alle Hawaii

Effetto The White Lotus dalla Sicilia alle Hawaii
14 Marzo 07:00 2025 Stampa questo articolo

Nel mondo dei viaggi è nota come “Tendenza the White Lotus”: ovvero, la iper-richiesta per quelle mete di viaggio che fanno da sfondo alla famosa e premiata serie americana di Hbo che ha scatenato i turisti del lusso desiderosi di passare le loro vacanze sui luoghi e, soprattutto, negli hotel, della fiction ambientata nelle sue tre stagioni in tre delle località turistiche più iconiche del mondo, e cioè a Maui, Hawaii (prima stagione), a Taormina, Italia (seconda stagione) e ora, per la terza serie, in Thailandia, precisamente nella arcinota isola di Koh Samui.

LOCATION FOUR SEASONS

Particolare non da poco: tutte le puntate sono girate e ambientate in strutture ben lontane dal turismo di massa tipico di queste località, e cioè nei lussuosi ed esclusivi Four Seasons Resort, partendo da quello di Maui, passando per il San Domenico di Taormina, dopo la ristrutturazione parte della catena, e finendo, per ora, nello splendido Four Seasons Resort di Koh Samui.

Il famoso brand dell’ospitalità amato dai big spender per eccellenza che meglio rappresenta l’opulenza, l’eccesso, il lusso, lo sfarzo di un soggiorno in un hotel 5 stelle, con i suoi splendidi resort è lo sfondo perfetto per il racconto delle stravaganze di un gruppo di ricchi americani in vacanza, accomunati da una visione piuttosto elitaria e sfarzosa della villeggiatura, anche al limite del kitsch.

AMERICANI E AUSTRALIANI: TUTTI A TAORMINA

Fin dalla sua prima stagione, la serie ha avuto un effetto inatteso sulle presenze turistiche nei luoghi dove è stata girata che hanno subito un’impennata di turisti imprevista. A titolo di esempio, i dati diffusi dall’ufficio del turismo di Taormina nel periodo che ha seguito la messa in onda della seconda stagione ambientata nella città (2023), riporta il Post, hanno confermato un legame tra il successo della serie e la crescita delle prenotazioni: le presenze di turisti statunitensi nelle strutture ricettive della città sono quasi raddoppiate rispetto all’anno precedente, passando da 136.533 a 261.617. Nello stesso periodo sono aumentate in modo considerevole anche le presenze dall’Australia (+285,14%, da 21.947 a 84.527 turisti), dal Regno Unito (+34,82%, da 134.311 a 181.077) e dal Canada (+110,49%, da 18.782 a 39.535).

Anche per la terza stagione, appena usciti i primi trailer a gennaio, le prenotazioni per la Thailandia ricevute da Fora, agenzia di viaggi di New York, sono aumentate, secondo Bloomberg, del 312% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima.

«Credo che ci sia stato un aumento di oltre il 20% dei visitatori alle Hawaii e in Sicilia sulla scia delle prime due stagioni», dice Chompu Marusachot, direttore dell’ufficio di New York della Thailand Tourism Authority. «Posso solo sperare che lo slancio sia ora il medesimo in Thailandia», aggiunge.

E intanto, molte compagnie turistiche e resort hanno già messo a punto pacchetti a tema White Lotus per la Thailandia, mentre da Hotels.com (riferisce la Cnn) fanno sapere che le ricerche per Koh Samui sono aumentate del 40% in vista della terza stagione e altri hotel thailandesi, oltre il Four Seasons, hanno pubblicizzato il coinvolgimento delle loro strutture nella serie, tra cui il Mandarin Oriental Bangkok, anche se, al momento, solo il noto brand ha stretto una partnership di marketing esclusiva con Hbo, assicurandosi i diritti per promuoversi come la versione reale del marchio immaginario the White Lotus.

IL PARADOSSO

E pensare che tutta la fortuna portata dalla serie alla catena è nata quasi per caso. Quando la prima stagione fu girata alle Hawaii in piena pandemia, tutti gli hotel erano chiusi e vuoti, e il Four Seasons di Maui è stato l’unico a rendersi disponibile per ospitare le riprese e tutta troupe.

Particolare è poi il fatto che proprio Mike White, il regista e sceneggiatore della fiction, abbia sottolineato che l’aumento del turismo di lusso generato da White Lotus contrasta rispetto all’obiettivo satirico della serie, che dovrebbe essere una metafora della vacuità e dell’insensatezza delle vacanze “da ricchi”.

L'Autore

Carla Villani
Carla Villani

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