La nave scivola lenta lungo il sacro fiume. La voce dei muezzin dai minareti chiama a raccolta per la preghiera della sera. Intorno tappeti stesi al sole, donne chine a lavare i panni sulla riva, i bambini si sbracciano urlando con tutta l’aria che hanno in corpo: “hello, hello”, tra campi verdi e dune di sabbia, il suono della natura. E poi succede: il cielo si incendia, l’acqua diventa color oro. Il tramonto sul Nilo non lo dimentichi più.
È solo uno dei ricordi intensi della crociera sulle tracce dei faraoni, organizzata per le agenzie vincitrici del Progetto Piramide di Fiavet con l’Ente del Turismo Egiziano in Italia. La prima tappa è Luxor, l’antica Tebe, enorme museo a cielo aperto. Arriviamo davanti all’antico tempio alle prime luci dell’alba. Ammirarlo così è una esperienza incredibile. Fino al 1860 di questo posto unico costruito da Ramesse II non vi era traccia, era completamente sepolto dalla sabbia. Una fortuna che permette oggi di scoprire le imponenti statue dei faraoni, le colonne perfettamente conservate, i geroglifici che raccontano che qui fu incoronato Tutankhamon. Il tempo di una foto al viale delle sfingi che si parte per la necropoli sulla riva occidentale del Nilo, dove per gli antichi egizi terminava il viaggio della vita e iniziava quello eterno.
Il vasto cimitero, nascosto tra le colline di sabbia e i wadi, è imperdibile: l’inaccessibile Valle dei Re è un labirinto di roccia dove sono conservate le magnifiche tombe dei faraoni con decorazioni e iscrizioni ancora oggi coloratissime, che rappresentano preghiere e incantesimi rivolti agli dei o raccontano la vita del defunto; la Valle delle Regine e la suggestiva Deir el Medina, la città degli operai senza nome, dove vivevano e sono stati sepolti gli uomini che hanno creato le tombe faraoniche con mani, sudore e sangue, ma anche gli architetti o i sacerdoti del tempo.
Comincia a far caldo, ma vale la pena fare una sosta a Medinat Habu, il tempio funerario di Ramesse III, oltrepassare la cinta di mattoni di fango fortificati e fermarsi davanti ai 7mila metri quadri di muri decorati, ancora con il colore originale, e i Colossi di Memnone, una coppia di monoliti alti 18 metri messi di guardia alla necropoli di Tebe. Si torna in nave, con gli occhi ancora pieni della grandezza degli antichi egizi.
L’indomani, sveglia all’alba. Tutti in carrozza verso il tempio di Edfu, dedicato al dio Horus. Per realizzare gli altorilievi che raccontano delle offerte agli dei e rivelano 52 ricette utili a realizzare ricercati profumi sono serviti circa 180 anni. Dopo aver contrattato il prezzo per acquistare qualche souvenir nel vicino mercatino turistico, si salpa verso Kom Ombo. Il viaggio scorre lento, il sole sul deck scalda, piccole barche che “abbordano” la nave per lanciare tovaglie in cotone egizio, abiti con dubbi ricami di Cleopatra, sciarpe colorate con tanto di geroglifici.
«Piace? Costa poco». No, la contrattazione dal ponte è davvero troppo. Arriviamo al tempio al calar della sera. Ci accoglie un signore con il turbante in testa e una lunga casacca, il viso segnato dal sole. Sarà il clima secco, sarà il mistero degli egizi, sta di fatto che il tramonto sul Nilo visto dal santuario apre il cuore. Dopo aver provato a interpretare le iscrizioni del primo calendario della storia con la nostra mitica guida Akef e visitato alcune delle 300 mummie di coccodrillo, si torna a bordo.
L’ultima tappa è Assuan, la città dei profumi e delle spezie, poco più di 70 km sopra il Tropico del cancro. Il centro è un mix di palazzi moderni e vecchi suq, in lontananza si scorge il maestoso mausoleo dell’Aga Khan. Dal balcone della cabina osserviamo le feluche che aspettano il vento per poter aprire le vele, mentre uccelli di ogni specie si riposano sulla riva. Uno dei vanti della città è l’enorme diga, costruita dall’allora leader Gamal Abdel Nasser preoccupato per la siccità che rendeva l’Egitto uno dei Paesi più aridi al mondo.
Un’opera mastodontica, che di fatto ha creato un lago artificiale di 6mila metri quadrati e costretto gli archeologi a mettere in salvo il prima possibile i templi della Nubia spostandoli verso le colline. Tra questi il santuario di Philae, ricostruito sull’isola di Algilkia e raggiungibile in barca, dedicato a Iside dea dell’amore, il famoso sito archeologico di Abu Simbel, mentre altri meno famosi furono regalati ai Paesi che parteciparono alla corsa contro il tempo voluta dell’Unesco per recuperare questi tesori.
Sulle sponde del Nilo vivono i nubiani, uno dei popoli più antichi al mondo. A bordo di una piccola nave a motore si raggiunge uno dei loro vivaci e variopinti villaggi, dove i bambini dagli occhi grandi si rotolano tra le dune di sabbia e ti vengono incontro con bamboline colorate, i cammelli scorrazzano indolenti, donne e uomini con i corpi slanciati e la pelle di seta ti accolgono in case dalle mura turchesi per un tè alla menta.
Impossibile non fermarsi a sbirciare cosa c’è nelle vasche nell’atrio: piccoli alligatori, allevati in casa come qualsiasi altro animale domestico. «Allontana il malocchio», ci dicono fieri e convinti. Ultimo giorno nel Paese dei Faraoni, dove i turisti spagnoli sembrano aver sostituito gli italiani che arrivavano una volta a frotte. Si vola verso Il Cairo. Ultimo giorno di paesaggi incantevoli, tramonti di fuoco e di malia senza tempo. Si torna a casa con una convinzione: una crociera sul sacro Nilo va fatta almeno una volta nella vita.
Agenti di viaggi: la riscoperta dell’Egitto.
Hanno ricostruito in vetrina l’incanto dell’Egitto grazie al kit con relativo totem, messo a disposizione da Fiavet per il contest fotografico “Progetto Piramide”. Tra le 1.000 adv selezionate, in 10 hanno vinto un viaggio. «È la mia prima volta in Egitto – dice Saida Maccioni dell’International Travel di Olbia – Sono rimasta affascinata dalle tradizioni e il modo di vivere. In particolare il villaggio nubiano ad Assuan mi ha fatto vivere una esperienza fuori dal mondo». Anche Alberto Rossi della Gialtour di Roma non aveva mai esplorato il Nilo: «E non avevo mai fatto neppure una crociera. È stata una piacevole sorpresa».
Il centro storico de Il Cairo ha affascinato, invece Maria Antonietta Mascia dell’Avendrace Viaggi di Cagliari («Lo consiglierò sicuramente»), come Mariapia Russo della Clio Viaggi di Inzago (Milano): «Ero già stata in Egitto, ma non a Il Cairo che ho trovato molto interessante». Per Sabrina Ferrando di Tropical Spirit di Varazze (Savona), «il valore aggiunto è stata la guida, molto preparata», mentre per Letizia Maretto di Carraresi Tour di Padova «il tramonto al tempio di Kom Ombo è stato molto emozionante».
Francesca Pintus della Gremi Viaggi di Sassari aveva visto le piramidi quando aveva sei anni: «Rivederle ora è stata una sensazione unica. Così come il viaggio in crociera. Di sicuro organizzeremo un gruppo». Anche Anna Latorre della Tour Magazine by Almanacco Viaggi di Roma è pronta a far ritornare gruppi di italiani nel Paese dei papiri: “Ero stata qui sette anni fa. Vedere questi posti unici è sempre meraviglioso».
Il Cairo: nella metropoli dei mille minareti.
Oltre 20 milioni di abitanti, un tasso di natalità che registra un nuovo nato ogni 16 secondi, Il Cairo è una metropoli caotica e affascinante. Nella città dei mille minareti, si può scorgere la sagoma inconfondibile della cittadella del Saladino e le cupole della moschea di Muhammad Ali, chiamata anche Moschea d’alabastro, ripercorrere la storia dell’arte islamica nell’omonimo museo, riaperto dopo un attentato nel 2014.
E ancora ammirare la Chiesa Sospesa copta, una tra le più antiche d’Egitto, costruita sull’antica fortezza romana di Babilonia, perdersi tra i mille vicoli, zeppi di argento e spezie del mercato di Khan Al-Khalili, ma soprattutto lasciarsi rapire dalle 150mila opere d’arte custodite nello spettacolare museo egizio, a due passi da piazza Tahrir.
Per seguire le tracce degli antichi faraoni bisogna dirigersi invece verso la piana di Giza, a circa 20 chilometri dalla metropoli, dove si trova l’unica delle sette meraviglie del mondo antico ancora in piedi: le piramidi. La magia di questo luogo è difficile da spiegare. Davanti alla piramide di Cheope, costruita con 202 blocchi di pietra, si resta senza fiato. È la più antica e nasconde enigmi ancora non risolti.
Pochi passi più avanti la Sfinge in tutta la sua bellezza: alta 25 metri rappresenta la forza e la saggezza. Proviamo a “baciarla” per una foto, insieme ad altre centinaia di turisti, ma il gioco ottico non è affatto semplice. In compenso veniamo accerchiati da decine di piccoli studenti arrivati dai villaggi vicini: un selfie con loro è uno dei souvenir più belli.