Emergenza cassa integrazione: i nodi da sciogliere
È scattata l’emergenza cassa integrazione nella filiera del turismo organizzato e, in assenza di un decreto di proroga, sia le imprese di viaggio, con oltre 50mila addetti, che gli alberghi, con circa 870 dipendenti, sembrano essere un’altra volta sotto schiaffo, «con prospettive non rosee». Parola di Caterina Claudi, consulente fiscale di Fiavet Lazio, interpellata da L’Agenzia di Viaggi Magazine sulla situazione attuale e in piena stagione estiva.
La proroga della cassa integrazione (così come si auspica quello del blocco licenziamenti) fino a fine anno ci sarà, stando alle parole del ministro del Lavoro Nunzia Catalfo. Un passaggio fondamentale, forse decisivo: «Se non dovesse esserci le conseguenze sarebbero drammatiche, e non solo nel comparto delle agenzie di viaggi – commenta Claudi – Dal 17 agosto, allo sblocco del divieto di licenziare, partiranno le lettere e le procedure per i licenziamenti. Questo avrà un impatto dirompente sia per i conti dell’Inps che per la società. I lavoratori dipendenti che saranno licenziati faranno ricorso alla Naspi, che per lo Stato è più onerosa della cassa integrazione in deroga. Inoltre, l’economia generale del Paese ne risentirà fortemente: aumenterà sicuramente il livello di povertà e quasi certamente aumenteranno i reati contro il patrimonio».
Inoltre, «non dimentichiamo che la sola Cigds non basta, tutela solo i dipendenti ma, soprattutto nel turismo, vi sono un numero elevato di partite Iva che sono ferme da marzo», aggiunge il consulente fiscale Fiavet.
Un danno che si aggiunge a quello già maturato in questi mesi. «Parliamo di gravi danni gravati di una mole di lavoro enorme e con istruzioni spesso contradditorie e arrivate tardivamente. Tutte le domande sono arrivate all’Inps insieme con un effetto imbuto, e i dipendenti stanno lavorando a ranghi ridotti presso le sedi e molti stanno lavorando da casa in smart working. Ci siamo chiesti come? In molti casi debbono usare il proprio pc magari con linee adsl funzionanti a tratti o nel periodo di lockdown quell’unico computer si doveva condividere anche con i figli che avevano lezioni online. Il nostro Paese non era assolutamente pronto né strutturato per questo, e banalmente non lo è ancora adesso. Personalmente mi sarebbe piaciuto che gli incentivi dedicati all’acquisto di bici e monopattini fossero stati utilizzati per aiutare le aziende e la Pubblica Amministrazione a strutturasi per utilizzare il lavoro agile ad esempio», conclude Caterina Claudi.