by Andrea Lovelock | 23 Giugno 2020 12:22
Da invisibili a inascoltati: è il passo indietro compiuto dalla filiera del turismo organizzato in questi giorni, che tra l’altro fanno seguito agli Stati Generali organizzati dal governo. Una denuncia fatta apertamente nel corso del convegno Emergenza Turismo promosso a Roma da Fratelli d’Italia, e voluto da Gianluca Caramanna, albergatore e responsabile del dipartimento turismo di Fdi, per presentare gli emendamenti di questa forza politica, illustrati dalla leader Giorgia Meloni in estrema sintesi.
Si va da speciali interventi salariali, con maggiore flessibilità e introduzione del voucher sul lavoro anche per gli stagionali, alla cancellazione delle commissioni sui pagamenti di servizi turistici con carta di credito, fino all’applicazione dell’Iva al 5% per prestazioni alberghiere e per i trasporti passeggeri, e alla revisione e rifinanziamento del fondo perduto per imprese di viaggi. E ancora, l’esenzione della tassa sui rifiuti per le imprese turistiche nei mesi del lockdown.
Ma il messaggio forte lanciato durante il forum dagli addetti ai lavori invitati e condiviso da Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi Roma, Stefano Fiori, vicepresidente di Federturismo, e Luca Bianca, coordinatore di Assoturismo, è senza appello: prima di parlare di rilancio bisogna continuare a parlare di salvataggio delle imprese turistiche prive di paracadute e destinate a generare fatturato e recuperare le perdite forse solo dal 2022 o addirittura dal 2023. In poche parole il settore è fermo e lo hanno testimoniato le varie anime del comparto.
Per le agenzie di viaggi, Gianni Rebecchi, presidente di Assoviaggi, ha affermato: «Il governo deve capire che da marzo a maggio il turismo è stato cancellato del tutto e siamo tornati ai fatturati degli anni ’60: ma anche il prossimo trimestre non sarà esaltante. Il contesto è allarmante. Ancora oggi ci sono molti turisti stranieri che non possono venire in Italia e molti italiani che non possono andare all’estero. Ma ciò che ci preoccupa è lo scenario per le imprese, con un appello urgente: aumento di dotazione di quel fondo speciale da 25 milioni ad almeno 750 milioni di euro per le adv e t.o. che coinvolgono 11mila imprese, 50mila addetti e genera, indotto compreso, 85 miliardi di euro e 250mila posti di lavoro. Anche perché c’è una inaccettabile discrepanza con i 3 miliardi di euro elargiti ad Alitalia».
Gli ha fatto eco Gabriele Milani, direttore Fto, che ha dichiarato: «Da febbraio ad oggi le imprese di viaggi hanno smesso di vendere ma non di lavorare, assistendo decine di migliaia di persone che dovevano essere rimpatriate. Ad oggi queste imprese sono ancora ferme e abbiamo stimato che a fine anno la perdita del fatturato sarà vicino all’80%. Le imprese non possono sostenere costi di locazione, delle utenze e del personale da qui alla fine dell’anno. Noi chiediamo che alcuni emendamenti arrivino in porto per salvare le imprese. Ci sarebbe bisogno anche di ampliare la fruizione del Bonus Vacanze, permettendo alle agenzie di viaggi di applicarlo anche agli ospiti stranieri che vogliono arrivare in Italia».
È stata poi la volta di Enrica Montanucci del Comitato spontaneo delle adv Maavi, e di Ivana Jelinic, presidente di Fiavet, che hanno ribadito l’urgenza di provvedimenti concreti a favore di una categoria che altrimenti a fine anno scomparirà nel 70% dei casi. Si chiede competenza.
Fino all’incisiva riflessione di Marzio Scamolla, responsabile commerciale della compagnia aerea S7, che ha evidenziato come «tutte le compagnie aeree stanno lavorando a un riposizionamento delle flotte perché si dovrà forzatamente prevedere una riduzione di rotte e di frequenze: in tale ottica, purtroppo, molte destinazioni turistiche decentrate potranno subire un impoverimento o addirittura azzeramento di collegamenti. Nell’immediato futuro, poi, sarà possibile investire su una nuova programmazione fatta con competenza e quindi servirà una progettualità, sia per i vettori – a partire da Alitalia – che degli aeroporti».
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