Si chiude tra luci ed ombre l’esercizio fiscale 2018/2019 per Emirates Group, che comprende oltre alla compagnia aerea anche dnata, uno dei maggiori fornitori di servizi aerei del mondo. Nonostante abbia concluso il suo 31esimo anno consecutivo con dei profitti, la holding di Dubai ha dovuto registrare una flessione in molte voci rispetto all’anno precedente, a cominciare dall’utile netto (2,3 miliardi di Dirham, pari a 631 milioni di dollari) calato del 44%.
Complessivamente, il fatturato del gruppo ha raggiunto 109,3 miliardi di dirham (29,8 miliardi di dollari), con un aumento del 7% rispetto ai risultati dello scorso anno. Il saldo di cassa del Gruppo è stato di 22,2 miliardi di dirham (6 miliardi di dollari), in arretramento del 13% rispetto allo scorso anno, principalmente a causa degli investimenti effettuati (tra cui alcune acquisizioni) e del pagamento del dividendo dello scorso anno di 2 miliardi di dirham (545 milioni di dollari). In linea con l’utile complessivo, il Gruppo ha dichiarato invece quest’anno un dividendo più basso, pari a 500 milioni di Dirham (136 milioni di dollari).
«Il 2018/2019 è stato un anno difficile e le nostre performance non sono state quelle che speravamo. L’aumento dei prezzi del petrolio e il rafforzamento del dollaro hanno intaccato i nostri profitti, nonostante la concorrenza si sia intensificata nei nostri mercati chiave. L’aumento della domanda mondiale del trasporto aereo di merci rispetto all’anno precedente sembra aver avuto una battuta d’arresto e abbiamo anche visto indebolirsi la domanda di viaggi, in particolare nella nostra regione, con conseguenze sia su dnata che su Emirates», ha commentato il chairman e ceo del Gruppo Ahmed bin Saeed Al Maktoum.
Per quanto riguarda la compagnia vera e propria, nello scorso esercizio Emirates ha aumentato le proprie entrate del 6%, arrivando a 97,9 miliardi di Dirham (26,7 miliardi di dollari). In crescita anche i costi operativi totali (+8%), mentre l’utile di 871 milioni di Dirham (237 milioni di dollari) rappresenta un calo del 69% rispetto ai risultati dello scorso anno. In questa situazione, il margine di profitto si è attestato sullo 0,9%, mentre il traffico passeggeri è rimasto stabile (58,6 i milioni di viaggiatori trasportati con un +0,2%).
Con una capacità di posti in aumento del 4%, la compagnia aerea ha raggiunto un Passenger Seat Factor del 76,8% (era del 77,5% l’anno scorso). Un aumento delle tariffe di mercato e un mix di classi favorevole hanno contribuito, infine, a sostenere un aumento di oltre il 3% del Revenue Passenger per Kilometer (RPKM), a 26,2 fils (7,1 USA cent).