by Andrea Lovelock | 15 Giugno 2022 15:47
Quest’estate si va verso il tutto esaurito anche per le città d’arte, dove tra giugno e agosto sono previsti 27,4 milioni di presenze, oltre 5,5 milioni in più rispetto al 2021.
Un boom dovuto soprattutto al ritorno dei turisti dall’estero: le presenze straniere dovrebbero essere oltre 17,5 milioni, il 34% in più rispetto alla scorsa estate. È quanto emerge da uno studio condotto da Cst per Assoturismo Confesercenti, presentato a Roma alla presenza del ministro del Turismo Massimo Garavaglia, dell’amministratore delegato Enit Roberta Garibaldi, della presidente nazionale di Confesercenti Patrizia De Luise, del presidente nazionale di Assoturismo Confesercenti Vittorio Messina e del vicepresidente vicario di Assohotel Confesercenti Nicola Scolamacchia.
Lo studio parte da analisi e interviste a oltre 1.200 imprenditori effettuate nelle principali 100 città d’arte (per capacità di posti letto, notorietà sul mercato e presenze turistiche) distribuite su tutto il territorio nazionale: 17 sono situate nelle regioni del nord ovest, 28 in quelle del nord est, 30 nel centro Italia e 25 nelle regioni del sud e nelle isole.
LE PREVISIONI PER L’ESTATE. Il quadro che emerge è quello di una netta accelerazione, agevolata dalla fine delle restrizioni e dalla ripresa dei movimenti turistici internazionali: quest’estate il turismo culturale crescerà del +24,6% rispetto all’anno precedente, l’aumento più rilevante tra tutti i segmenti di offerta turistica e della media complessiva del settore (+14,3%). A spingere la ripresa del turismo culturale è soprattutto la domanda straniera (+34,6%), anche se si rafforza quella italiana (+10,2%), per un totale di oltre 5,5 milioni di presenze in più rispetto al 2021. Complessivamente si stima che il movimento del trimestre potrebbe raggiungere i 27,4 milioni di pernottamenti, di cui il 64% di turisti stranieri e il 36% di italiani. Sebbene non sufficiente ancora a recuperare pienamente i livelli del 2019, quando i visitatori delle città d’arte erano stati 44 milioni, l’aumento conferma comunque la ritrovata vitalità del turismo culturale, che già nei primi 5 mesi del 2022 ha registrato un totale di 30,3 milioni di pernottamenti. Una buona notizia non solo per le strutture ricettive ma per tutta la filiera del turismo culturale, dai musei ai siti culturali e archeologici, dalle guide turistiche alla ristorazione, dai servizi di noleggio e di trasporto fino alle attività commerciali: complessivamente 343 mila imprese e oltre 1,4 milioni di addetti nei settori produttivi direttamente o indirettamente coinvolti.
Nel commentare i dati il presidente di Assoturismo, Vittorio Messina è stato esplicito: «Con 25 mesi di crisi, ricavi azzerati e costi fissi, è stato difficile rimanere agli stessi livelli. Abbiamo traghettato le nostre imprese e purtroppo non tutti ci sono arrivati. Non possiamo tacere l’urgenza della riforma del fisco, la riforma delle regole burocratiche. Poi ci sono i problemi contingenti: mancano 300mila figure per la prossima stagione estiva. Si deve intervenire subito: ben venga il voucher lavorativo con un monte ore che consente di un toccare il percettore del reddito di cittadinanza. Non si può certo chiedere alle imprese di ripartire con ulteriori carichi fiscali. E deve essere chiaro che se ripartono le imprese turistiche, riprendono fiato anche i pubblici esercizi, il mondo dell’indotto che coinvolge migliaia di grandi e piccole imprese. Ci vuole una “politica buona” che agevoli la ripresa del settore e del Paese. Il turismo può esserne il traino, ma dobbiamo interfacciarci con i referenti pubblici locali e nazionali. Ma non devono abbandonarci: è vero che la filiera è ripartita, ma due mesi non possono cancellare 25 mesi di stop. Ci siamo indebitati, ma questo sacrificio deve essere sostenuto. In tanti versanti: dalla formazione delle imprese e del loro personale, alla lotta all’abusivismo, dai trasporti alla logistica. Dobbiamo definire insieme una strategia mirata. La politica si deve far carico di questo impegno tracciando un percorso virtuoso».
CONSUMI TURISTICI. Per tornare alla ricerca Cst, a guidare la ripresa del turismo, sono dunque proprio quelle città d’arte che più di tutti hanno pagato, sia in termini di presenze che di spesa, gli effetti della pandemia. E la vitalità di questo segmento avrà ricadute positive sull’intero sistema Paese. Secondo le stime, il turismo culturale, tra gennaio e agosto 2022, genererà 9,1 miliardi di euro di spesa turistica, di cui 4,3 nel solo trimestre estivo, per il 53% generato dalla domanda straniera, pari all’1,4% del totale dei consumi nazionali. Una spinta sufficiente ad annullare quasi completamente la flessione di spesa delle famiglie prevista per lo stesso periodo a causa dell’aumento dell’inflazione (-10 miliardi di euro).
IL RITORNO DEGLI STRANIERI. La progressiva uscita dall’emergenza sanitaria e il superamento delle misure anti Covid ha contribuito a riattivare soprattutto il turismo straniero di prossimità, anche se un timido segnale di ritorno del turismo extraeuropeo è stato registrato dalle imprese ricettive delle città d’arte, che si confermano come i principali hub del turismo italiano. Dunque, la crescita delle presenze turistiche straniere durante il trimestre estivo sarà sostenuta essenzialmente dai turisti europei e degli statunitensi, ma un piccolissimo contributo alla spesa turistica arriverà anche dalla modesta quota di turisti extraeuropei che si riaffacciano nelle città d’arte dopo un lungo periodo di fermo pressoché totale delle prenotazioni.
RICETTIVITÀ: I NODI DA SCIOGLIERE. La domanda turistica è ripartita, ma le difficoltà del sistema ricettivo italiano non sono ancora finite. Il comparto, infatti, è stato tra quelli maggiormente colpiti dalla crisi innescata dalla pandemia, il cui impatto sulle imprese è stato solo parzialmente attutito dai ristori introdotti dal governo, come testimonia l’elevato numero di chiusure di attività. Tra il 2020 e il primo trimestre del 2022 hanno cessato l’attività 6.697 imprese della ricettività. Una vera e propria emorragia di attività che non è stata compensata da nuove aperture: dall’inizio della pandemia a oggi sono nati solo 3.707 nuovi alberghi e hotel, per un saldo negativo di -2.990 imprese “sparite” in poco più di due anni: quasi sette al giorno.
AUMENTO DEI COSTI ENERGETICI. A rallentare il recupero del comparto, l’aumento dei costi dei beni energetici registrato quest’anno. A partire dalla seconda metà del 2020, lo scenario internazionale dei mercati è stato caratterizzato da un significativo e generalizzato incremento dei prezzi delle principali commodities energetiche e agricole, riconducibili a un insieme di fattori di natura congiunturale, strutturale e speculativa. Il conflitto in atto tra Russia e Ucraina si è inserito in tale contesto, determinando un’ulteriore pressione sui mercati internazionali. Ai prezzi attuali, un albergo medio spenderebbe nel 2022 un importo di 98.519 euro per la fornitura annuale di energia elettrica, oltre 42.511 euro in più rispetto al 2021. Per quanto riguarda il gas, invece, l’aggravio per una fornitura annuale è di +12.189 euro sullo scorso anno (27.185 euro contro 14.996).
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