by Redazione | 25 Settembre 2023 12:29
La voglia di partire ha vita dura contro le tariffe alle stelle di hotel, ristoranti e soprattutto aerei. Europa sempre ad alto gradimento in estate – specie grazie agli americani – ma inflazione e aumento dei prezzi non hanno consentito al turismo di raggiungere i livelli pre pandemia. Niente boom in Italia, benissimo Egitto, Tunisia e Albania. È la fotografia scattata da Repubblica Affari & Finanza.
Secondo ForwardKeys[1] le prenotazioni di voli per l’Europa settentrionale, da giugno ad agosto, sono aumentate del 25% rispetto al 2022 e del 13% per l’Europa meridionale. Per Str – che si occupa di dati sull’occupazione alberghiera nel mondo – il numero di persone ospitate negli hotel del vecchio continente a luglio è stata inferiore del 4% al periodo pre Covid.
Quindi la tanto preannunciata ripresa non c’è stata, almeno stando alla congiuntura di settembre, come spiega Marino Bella, direttore ufficio studi Confcommercio: «Otto milioni di notti in meno in albergo e altre strutture, rilevate da Istat tra gennaio e giugno, rispetto ai primi sei mesi del 2019 implicano che per raggiungere il record a luglio e agosto ci dovrebbe essere un +5%, oppure +10% in uno dei due mesi; un boom che non sembra essersi verificato. Effetto reddito e ricchezza pesano sulla spesa turistica degli italiani, ma anche quella degli stranieri cala rispetto al 2022 e al 2019».
A rappresentare il punto di vista dei tour operator ci pensa Pier Ezhaya, presidente Astoi: «Per noi è stata un’estate positiva, anche se la macchina è ripartita in chiaroscuro. Il fatturato è stato lievemente superiore al 2019, mentre le presenze dei viaggiatori sono leggermente diminuite. L’inflazione ha creato flussi verso mete dai prezzi decisamente più competitivi, come Egitto, Tunisia e Albania, mentre dobbiamo parlare di indebolimento per Grecia e Spagna, con le mete esotiche che vanno per la maggiore in inverno».
E l’Italia? «È andata così così – osserva Ezhaya – direi che la partita si è conclusa con uno zero a zero, ma indubbiamente siamo andati meglio della Grecia. Da noi si è verificata una sorta di isteria dei prezzi, partiti altissimi per poi rimodellarsi. Quando succedono fenomeni come questo non è un buon segno perché vuol dire che i gestori sono stati troppo ottimisti sulle prospettive senza tenere conto del reale potere di spesa. I fornitori hanno provato a replicare i prezzi del 2022 senza calcolare il mutato scenario che offriva valide alternative».
Soddisfatto anche Stefano Pompili, ad Veratour: «Abbiamo raggiunto la migliore estate di sempre e centrato risultati che hanno sfiorato il 2019, abbiamo recuperato il gap con un anno di anticipo. Gli eccezionali numeri di fine estate fanno sperare in un settembre e ottobre, ma anche dicembre, ottimi, così da poter concludere l’anno con un +25% rispetto al 2022. Inoltre, non abbiamo fatto lievitare le cifre: su un aumento generalizzato dei costi di gestione noi ci siamo caricati il 10% e al cliente finale abbiamo lasciato solo il 5-6%. Sui rincari hanno impattato in particolare i voli: le linee low cost hanno avuto rialzi attorno al 30%».
Italia in pole, nota Pompili: «Soprattutto la Sardegna dove i prezzi ad agosto sono scesi. L’Egitto ha raggiunto punte del 22% e per noi è stata la destinazione dell’anno con risultati superiori al 2019 , seguita dalla Grecia con il 12%, la Spagna 7%, la Tunisia 6%, Capoverde 6% e Zanzibar 5%».
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