by Redazione | 16 Giugno 2020 10:42
Con il dpcm dell’11 giugno eventi e congressi[1] sono stati esclusi dalla Fase 3. Il presidente del Consiglio li ha infatti bloccati fino al 14 luglio.
“Una vera doccia fredda per tutta la filiera che era ottimista sul 15 giugno come data di ripartenza – si legge nella nota di Federcongressi&eventi – L’aggiornamento delle Linee guida per la riapertura delle Attività Economiche e Produttive approvate dalla Conferenza delle Regioni del 9 giugno aveva infatti inserito anche le schede per la riapertura di congressi e grandi eventi fieristici, recependo i protocolli elaborati da Federcongressi&eventi già a fine aprile e inviati al governo e ai rappresentanti regionali delle istituzioni grazie a una massiccia azione di pushing compiuta dai delegati regionali dell’associazione nazionale delle imprese dei congressi e degli eventi”.
Il dpcm che sospende fiere e congressi sino al 14 luglio dà però spazio alle iniziative delle regioni e sono 14 quelle che hanno autorizzato le riaperture: Sicilia e Campania dall’8 giugno; Toscana dal 13 giugno; Abruzzo, Basilicata, Emilia Romagna, Lazio, Friuli Venezia Giulia, Puglia, Sardegna e Umbria dal 15 giugno; Calabria, Liguria e Veneto dal 19 giugno.
Mancano per ora all’appello Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Trentino Alto Adige, Marche e Molise.
Il testo del decreto difatti recita: “Le regioni e le province autonome, in relazione all’andamento della situazione epidemiologica nei propri territori, possono stabilire una diversa data di ripresa delle attività, nonché un diverso numero massimo di spettatori in considerazione delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi”.
Poiché nel dpcm “non si specifica che la diversa data delle regioni debba essere più restrittiva, altre regioni si sono aggiunte a quelle come Sicilia e Calabria che già nelle settimane precedenti avevano dato il via libera a congressi ed eventi”, spiegano da Federcongressi&eventi.
L’organizzazione nella sua nota infatti motiva la decisione sottolineando che “il governo continua a ignorare un comparto che produce 65,5 miliardi di fatturato, incide per 36,2 miliardi sul Pil nazionale e dà lavoro a circa 570mila persone. Le regioni, invece, si dimostrano più lungimiranti e danno il via libera a eventi e congressi”.
«Delusa dal governo ma orgogliosa dell’associazione – è la sintesi della presidente di Federcongressi&eventi Alessandra Albarelli – Il governo ha perso un’altra occasione per dimostrare di aver compreso quanto il settore sia indispensabile per la crescita economica, sociale, cultura e professionale del Paese. Ne prendiamo atto e continuiamo a impegnarci per far valere le nostre istanze e per avere strumenti di ristoro per le nostre imprese che, ferme da febbraio, sono ormai al collasso. Sono fiera del lavoro svolto dai nostri soci: se più della metà delle regioni ha deciso di sbloccare eventi e congressi il merito va all’impegno dei delegati regionali che si sono spesi per far sentire la voce di un intero settore».
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