Dal canto suo, per manifestare il proprio dissenso, Airbnb ha postato attraverso gli account social del ceo Brian Chesky un’offerta di case gratuite destinata ai rifugiati e chiunque altro si trovi in stato di bisogno perché impossibilitato a imbarcarsi su un volo in partenza dagli Usa. Donazioni in vista, invece, per la società di trasporti con base a San Francisco Lyft, che ha annunciato che nei prossimi quattro anni devolverà un milione di dollari all’American Civil Liberties Union per la difesa della costituzione a stelle e strisce.
Per Uber, invece, il disaccordo si manifesta con la piena solidarietà al sindacato dei taxi di New York, i cui lavoratori in molti casi provengono proprio dai sette Paesi entrati nella lista nera dell’amministrazione Trump. Nei giorni scorsi, alcuni taxi della Grande Mela avevano inscenato una protesta non effettuando servizio da e per il John F. Kennedy Airport. Adesso, Uber si è detta disponibile a ricompensare pro bono gli autisti coinvolti nella vicenda.